Non passa giorno che sindacati e associazionismo non lancino l’allarme su una spending review che attenta seriamente ai servizi sociali, bene prezioso di una comunità e ‘intoccabile’ per quella veneta, che ha sempre dimostrato attenzione, apertura e voglia di qualità superiore al resto d’Italia. Ma le cose stanno cambiando anche nel ricco Nordest d’Italia.
A chiedere incontri urgenti con i vertici Ulss per avere rassicurazioni sul futuro, che tocca a ‘nuove povertà’, disabilità e mondo del lavoro, impegnata nei settori, dove si profilano tagli violentissimi, è la Cgil. Alberto Leoni, direttore dei servizi Sociali dell’Ulss 4, getta acqua sul fuoco descrivendo una Ulss ‘virtuosa’, che di tagli ne ha fatti, ma non toccando il Sociale. ‘Non abbiamo sacrificato i servizi, che toccano le ‘fasce deboli’ – ha assicurato il Direttore dei Servizi Sociali dell’Ulss4 – abbiamo solo razionalizzato le risorse’.
Direttore Leoni, per cominciare, cosa s’intende per ‘nuove povertà’, di cui sentiamo parlare ogni giorno?
Stiamo constatando l’emergere di nuove e sempre più preoccupanti realtà. La povertà non ha più la veste dell’extracomunitario. Fino a poco tempo fa, la povertà era un problema soprattutto di famiglie provenienti da fuori Europa. Oggi, a queste situazioni, purtroppo, si sono aggiunte famiglie italiane e soprattutto i padri separati, quegli uomini rimasti soli. Basta andare alle mense della Caritas o a casa Bakhita di Schio per constatare come gli ospiti siano ormai equamente distribuiti tra italiani ed extracomunitari. Lì si trovano ex mariti con prole da mantenere, che non sanno come andare avanti perché tutto quello che guadagnano devono darlo alla famiglia. La crisi ha reso più drammatica la situazione. C’è anche un allarme-anziani, dato l’aumento demografico degli over 65. Questo ha aperto uno ‘spaccato’ che la Ulss non ha potuto non considerare, con tutto quello che ne scaturisce’.
Come l’Ulss 4 sta fronteggiando questo nuovo ‘scenario’ di disagio sociale?
Posso dire con orgoglio che abbiamo realizzato diverse strutture e servizi a favore delle situazioni più critiche e difficili da gestire. Basta vedere come abbiamo trasformato il vecchio edificio per malati psichici di Montecchio Precalcino, dove adesso abbiamo il centro servizi più innovativo d’Italia, con assistenza e cure in una Rsa di 112 persone psicogeriatriche, oppure l’ospedale di comunità di Thiene, seguito dai nostri medici ed infermieri, dove i malati terminali possono essere accuditi in modo appropriato e dare, almeno temporaneamente, un sollievo anche alle rispettive famiglie. Voglio anche menzionare il servizio di tutela ai minori, con 250 ragazzi tolti dalle famiglie, di cui 60 consenzienti, per essere affidati ad altri nuclei ed avere un futuro migliore. Posso inoltre, dire che come Ulss 4 abbiamo contribuito ad un cambiamento innanzitutto culturale e alla realizzazione di opere significative per il territorio. Non tutto è stato concluso, ma abbiamo raggiunto parecchi risultati, senza togliere la qualità dei servizi.
Cioè?
Dal punto di vista culturale è passata nei cittadini la visione che il sociale non è solo recuperare i malati o il disagio, una sorta di rammendo assistenziale, ma è un cercare di integrare nel tessuto le persone in difficoltà. È il modello veneto, non siamo gli unici, ma il nostro territorio ha risposto bene. Si è capito che ‘sociale’ non è solo per alcuni, ma è per tutti. L’Alto Vicentino è sempre stato molto attento alla gestione dei servizi e della sanità locale. Il lavoro è tanto, giustamente, quindi noi siamo sempre sotto pressione per dare il meglio. La vicinanza con la gente, il contatto con il territorio è sempre stata la nostra priorità.
E quali strumenti avete?
Direi innanzitutto la voglia e la capacità di mettersi in rete, di cooperare con le altre istituzioni e realtà del territorio. Guardi al patto sul lavoro fatto con la Provincia, per poter gestire con Cariverona circa 4milioni di Euro per 360 persone ad aiutarle a rientrare nel mondo del lavoro. Oppure il progetto Silas, con i fondi provinciali di 700.000 euro per sostenere ed aiutare le aziende ad assumere i lavoratori con problemi di handicap o psichici.
Insomma è soddisfatto del suo operato, ma cosa non è riuscito ancora a realizzare, ed avrebbe voluto, dal momento che si sta avvicinando la scadenza del vostro attuale mandato?
C’è ancora tanta strada da fare, ma quello che mi dispiace soprattutto di non aver portato avanti con maggiori risultati è la realizzazione di una comunità diurna per minori e maggiore assistenza, aiuto, e sostegno alle persone che hanno un certo tipo di disabilità. Nella nostra area abbiamo un 4% di minori con disturbi che necessiterebbero di un certo tipo di interventi riabilitativi, che se fatti precocemente, danno qualità all’individuo nella sua vita quotidiana. Un disabile riabilitato precocemente e intensivamente, può ambire all’autosufficienza più degli altri. Piò essere integrato socialmente e dal punto di vista lavorativo. Un soggetto non riabilitato diventa più problematico con l’età che avanza. Più difficile quindi, da inserire nella normale quotidianità.
Si registrano tensioni in tutta Italia per via di questa spending review. La gente ha paura, teme che vengano negati servizi che potrebbero mettere a repentaglio le vite non solo delle persone disagiate, ma di tutte le famiglie, che vivono indirettamente le problematiche. Com’è la situazione dell’Ulss 4?
Decisamente migliore rispetto ad altre realtà. I tagli del 5% non hanno toccato i livelli di assistenza e la qualità dei nostri servizi. Questo tema è delicato in quanto va collocato nel suo contesto generale. Noi in Veneto abbiamo sempre portato avanti un modello ed un sistema di gestione molto attento alle esigenze economiche del budget e a quelle delle persone. I tagli sono stati già fatti diminuendo dove c’era poca efficienza, come nelle spese farmaceutiche, e così le risorse sono state meglio allocate. È questa l’unica modalità, razionalizzare le risorse in modo da usarle opportunamente.
Michele Trabucco