Hanno detto no ai facili introiti che derivano dalle slot, ma sanno di avere fatto la scelta giusta.
Il gruzzolo a fine mese è un po’ meno sostanzioso, ma si sono tolte di dosso la sensazione di fare ogni giorno qualcosa di sbagliato, verso i cittadini rapiti dalla febbre del gioco ma anche verso quelli che se ne stanno solo a guardare, spesso infastiditi.
Linda Miglioranza ed Erika Costa, le due titolari dell’Eternity Cafè a Giavenale di Schio, dopo un anno di incertezze e meditazioni hanno deciso di ‘rottamare’ nel novembre scorso le due slot che avevano installato al centro del loro locale in via Giavenale di Sopra, un poco appartate come lo sono di solito le slot in ogni bar.
E non per problemi di ordine pubblico, litigi o discussioni tra giocatori, ma perché si sono guardate in faccia e si sono chieste se ne valeva veramente la pena. Se valeva la pena per poche centinaia di euro di guadagno in più al mese vedere uomini distinti con lo sguardo vitreo e pensionati ridotti sul lastrico.
La decisione è arrivata, ha raccontato Linda Miglioranza, non da una causa scatenante, ma da una serie di motivazioni che giorno dopo giorno hanno portato a questa scelta in controtendenza. ‘Per prima cosa non siamo mai state del tutto convinte che fosse una bella cosa tenere le slot, ma all’inizio, quando abbiamo firmato il contratto nel novembre 2014, ci siamo dette che l’introito avrebbe potuto farci comodo. Avevamo appena iniziato l’attività, e lì per lì le abbiamo fatte istallare’.
‘Sebbene il nostro bar non sia mai stato frequentato – ha continuato Linda – da giocatori incalliti, di quelli che vengono, per capirci, a chiederti dei prestiti per giocare, ad un certo punto mi sono accorta di quanto la febbre del gioco possa condizionare anche le piccole azioni quotidiane. Spesso quando davo il resto a qualcuno, vedevo che se lo giocavano, ben sapendo che con un euro o poco più non avrebbero potuto vincere assolutamente nulla. Eppure lo buttavano via così, in un circolo vizioso, solo perché la slot si trovava lì’.
‘Anche le limitazioni sugli orari portate avanti dal comune – ha aggiunto la ragazza – ci ha fatto riflettere ulteriormente. Se ai problemi etici che ci impensierivano si sommavano anche problemi legali, allora forse il gioco non valeva la candela’.
‘Non posso negare che mi sentivo un poco in colpa – ha raccontato ancora Linda – quando accanto ai signori distinti vedevo degli anziani che forse si giocavano la pensione, che uscivano e ritornavano dopo aver prelevato, per giocare ancora. Mi sentivo invece molto in colpa quando si avvicinavano dei bambini, attirati dai pulsanti e dai colori. Vedevo le mamme che con l’ansia tentavano di toglierli da là, e a me sembrava quasi di aver fatto qualcosa di amorale. Ed è stato forse proprio questo che ci ha fatto decidere per la soluzione più drastica’.
In questi due mesi Linda ed Erika non si sono affatto pentite. In realtà la clientela delle slot continua a tornare, solo per un caffè o una chiacchiera. Anche se un buon 40% non è più tornato. ‘C’è la sala slot qui vicino – hanno precisato le ragazze – se è solo giocare quello che vogliono, vanno direttamente là’.
Anche i clienti hanno reagito bene. ‘Non ce n’è uno – hanno concluso le titolari – che non ci abbia fatto i complimenti. Ma vuole sapere quel che ci ha stupito? Si complimentavano anche quelli che prima entravano per giocare. Finalmente le avete eliminate, ci hanno detto. Anche questo ci ha rincuorate. Abbiamo fatto veramente la cosa eticamente più giusta’.
Marta Boriero