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Schio. Orsi. ‘Non farò mai cassa sulla pelle dei profughi’

Non la prende nemmeno in considerazione Valter Orsi, l’idea di ‘fare cassa’ sulla pelle dei profughi.

Per il sindaco di Schio, la possibilità che i comuni possano rimpinguare i loro conti facendo ‘la cresta’ sui 35 euro che l’Europa mette a disposizione ogni giorno per ciascun profugo preso in carico, è un’idea orribile.

Eppure per il comune di Schio, che al momento conta 104 richiedenti asilo, significherebbe avere a disposizione 1.328.600 euro l’anno. Una discreta somma, che potrebbe essere in parte utilizzata per coprire le spese relative all’accoglienza e in parte ‘spostata’ sulle casse comunali a favore degli scledensi. Se i migranti poi alloggiassero in immobili del comune, la cifra destinata al loro mantenimento potrebbe essere davvero minima, perché a parte vitto, vestiario e corsi (in massa) di lingua, le spese di alloggio sarebbero pressochè inesistenti.

Ma per Valter Orsi si tratta di una questione morale.

“Ma stiamo scherzando? – ha commentato il sindaco di Schio – Il comune dovrebbe fare cassa alle spalle di persone che scappano dalla guerra? Ma di che accoglienza stiamo parlando? Siamo di fronte a essere umani o a pezzi di carne da mettere sul bancone e svendere al miglior offerente?”

E pensare che la proposta di dare respiro all’economia dei comuni gestendo l’emergenza profughi direttamente dal municipio e senza passare per le cooperative, era stata avanzata nel marzo scorso da Alberto Toldo, ex sindaco di Valdastico, che aveva accusato l’attuale sindaco Claudio Guglielmi di lasciare i richiedenti asilo in preda alla mala gestione lasciando i fondi europei completamente in mano alla cooperativa che non garantiva agli africano nemmeno abiti invernali e riscaldamento.

“Le Prefetture – aveva spiegato Toldo – hanno confermato ai sindaci che accolgono direttamente come il pagamento di 35 euro al giorno non preveda un preciso meccanismo di restituzione di eventuali somme eccedenti. Un sistema perverso, che da cittadino non può che avere tutta la disapprovazione possibile, ma che coinvolge enti, associazioni, organizzazioni di ogni genere e, una buona volta occorre dirlo, anche i comuni”.

Ma Orsi non ci sta proprio a condividere certe idee che, per quanto condite di buoni intenzioni, secondo lui ‘cozzano’ contro lo spirito di solidarietà umana.

“Mi rendo perfettamente conto che per il comune di Schio avere in carico diretto un certo numero di profughi e alloggiarli in grandi immobili di proprietà del comune, significherebbe avere parecchi soldi in più da gestire – ha spiegato il primo cittadino – Ma una simile idea mi fa rabbrividire. L’economia dei comuni deve essere gestita a livello governativo, con tributi, rimborsi e tagli studiati ad hoc per dare alle amministrazioni le risorse necessarie per garantire servizi e funzioni. Non capisco come si possa pensare di ‘riciclare’ i soldi che avanzano dalla gestione dei profughi per usarli in altro modo”.

Orsi non ha firmato il protocollo d’accoglienza diffusa che a Prefettura di Vicenza ha siglato con la maggioranza dei sindaco dell’Alto Vicentino e che prevede in ogni comune la presenza di due migranti ogni mille abitanti. “Non l’ho firmato non perché sono contrario – ha sottolineato – ma solo perché non vedo le garanzie. Non mi sono pentito di non averlo firmato e trovo sconcertante che si parli di gestione diretta dei comuni ‘scansando’ le cooperative. Allora vedete che alla fine è solo una questione di business e non più di umanità? Davanti a persone che fuggono dalla guerra e cercano riparo in paesi europei, come posso pensare di mettermi in tasca dei soldi? A questo punto – ha continuato – sarebbero i comuni stessi che finirebbero per fare ‘economia’ sulla pelle di esseri umani, magari dopo aver criticato alcune cooperative che non esercitano a dovere gli impegni per la gestione dei profughi. Inoltre, contesto completamente la gestione del governo Renzi, che non ha ancora dichiarato lo stato di emergenza perchè questo significherebbe prendere i migranti in carico diretto dello stato, rendendosi impopolare. Attualmente, i profughi sono in carico dei comuni, dopo alcuni mesi prendono la residenza e quando usciranno dal circuito dei 35 euro giornalieri stanziati dall’Europa finiranno in carico ai servizi sociali municipali – ha concluso Valter Orsi – Questa è gestione del fenomeno immigrazione? Per me è piuttosto un corto circuito umanitario, sociale ed economico”.

Anna Bianchini