L’Italia guadagna la maglia nera in Europa in tema di inquinamento atmosferico. Il triste dato è emerso durante la serata a tema che si è tenuta a Schio al Rustico Pettinà e che ha visto la presenza di due illustri relatori, Gianni Tamino, professore, biologo e docente universitario e Michele Boato, professore e  presidente dell’Ecoistituto del Veneto Langer. Davanti a una nutrita platea, hanno illustrato la criticità della situazione e le soluzioni possibili da mettere in pratica per salvare l’aria.

Tamino ha aperto l’incontro facendo fin da subito capire perché è importante parlare dell’inquinamento dell’aria. “In tutta l’unione europea, l’Italia è lo stato col maggior numero di morti, con quasi 80 mila decessi prematuri all’anno imputabili ai killer invisibili che respiriamo nell’aria”.
Una maglia nera che il paese veste a causa della Pianura Padana dovuto con le sue  aree metropolitane, l’alta concentrazione di traffico e i numerosi  impianti industriali.

“Agire per contrastare un problema. Ma per farlo, bisogna prima capire quali errori vengono fatti – ha illustrato Tamino – Negli ultimi duecento anni abbiamo sconvolto due miliardi di anni dell’ecosistema”. Questi due secoli di scempio ambientale coincidono col progresso spinto dei processi produttivi che bruciano energia producendo inquinamento e rifiuti.

Come accade nell’attività quotidiana di un inceneritore, come quello di Schio che da più di 30 anni lavora incessantemente, con unimage4 (1) incremento della produzione negli ultimi anni. Ma non sono solamente gli inceneritori le cause dell’inquinamento atmosferico, si contendono questa responsabilità grave le attività industriali, gli impianti di produzione di energia e il traffico veicolare.
“Da tutte queste fonti proviene il ‘veleno’ dell’aria, quei killer invisibili che rispondono a nomi come ossido di azoto, particolati, polveri sottili e diossina e che hanno un alto livello di pericolosità – ha sottolineato come spiega Tamino –  Le polveri sottili sono in grado di arrivare fino agli alveoli e nel sangue, per essere trasportate in tutti gli organi. Il loro perdurare nel tempo causano danni nell’organismo umano a carico di tutti gli organi del corpo, non solo forme tumorali nei polmoni”.

E se le politiche dei poteri forti snobbano questa piaga ambientale, chi amministra nel territorio invece la pensa e agisce diversamente, con le indubbie difficoltà del caso. Ma la differenza sostanziale la può fare la persona normale nel proprio quotidiano, adottando o ampliando una cultura ecologica. Tamino e Boato non hanno di certo la bacchetta magica ma con la competenza dalla loro parte, hanno individuato i processi produttivi ciclici come soluzione a questa forma di inquinamento.

Inquinamento“Incrementare il riciclo dei rifiuti, una pratica che ha già reso il Veneto la regione più virtuosa su tutto il territorio nazionale, è una buona pratica, ma da sola non basta – hanno spiegato Tamino e Boato –  L’utilizzo degli imballaggi deve essere contenuto il più possibile, abbandonando le scelte di acquistare prodotti in contenitori usa e getta, prediligendo per esempio le bottiglie in vetro per l’acqua anziché in plastica. In parole povere, l’ideale sarebbe far confluire il minor scarto possibile nell’inceneritore, ricordando che dai camini di queste strutture escono gas tossici e nocivi, seppure ad oggi non via sia uno studio ufficiale autorizzato dallo Stato e le indagini svolte da ricercatori e associazioni vengano tacciate dal premier Renzi come ‘atti terroristici’ frutto di persone che si inventano ‘alchimiste’.

Il decreto  ‘sblocca Italia’ del 2015 infatti prevede l’incremento di impianti inceneritori. In Veneto ne è stato autorizzato uno che andrebbe ad aggiungersi ai tre attualmente in forza a Schio, a Padova e a Fusina nel veneziano. Una scelta politica che dà una spallata forte alle campagne per la raccolta differenziata, iniziate già dalla fine degli anni ’90 per ottenere il più riciclo possibile degli scarti. Non di meno con questo decreto ha disatteso le indicazioni europee, con costi e rischi ambientali che si prospettano di notevole entità.

Nel frattempo, l’aria che tira non è davvero delle migliori, tanto che lo Iarc di Lione, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha definito ‘l’inquinamento dell’aria sicuramente cancerogeno’.

Paola Viero

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