Sapersi “mettere nei panni dell’altro”: una dote importantissima per chi incarna una funzione pubblica o amministrativa.
Ma stavolta è successo letteralmente così a Schio, dove il Consigliere Comunale Riccardo Sterchele, “normodotato”, ha accettato di trasformarsi per qualche ora in persona con una disabilità motoria, in rappresentanza della Commissione comunale per la viabilità della rispettiva amministrazione, per capire veramente “dal di dentro” in che cosa consiste il problema delle barriere architettoniche.
E così, grazie alla disponibilità della Sanitaria Ortopedia Pianeta Mobilità di Zanè, che metterà a disposizione gli ausili , è stato ufficialmente avviato il Progetto “Analisi Accessibilità”, con l’obbiettivo di rilevare tutte le criticità che in qualche modo ostacolano e limitano la mobilità in città della persona diversamente abile. Su tre diversi itinerari: un percorso su sfondo Archeologico Industriale, i Palazzi Storici ed il percorso Sacro Artistico.
Non una proposta costruita a tavolino, non una documentazione fotografica, che, per quanto precisa, non “rende”, ma l’esperienza di una passeggiata reale su una carrozzina spinta dalle proprie braccia, per cercare di capire al meglio quali difficoltà realmente si incontrano nella vita quotidiana di una persona che si avvale di questo ausilio per girare la propria città. Perché, a guardare i percorsi urbani da una carrozzina, cambia proprio tutta la prospettiva.
E salta all’occhio una verità lapalissiana, eppure, a quanto pare, non abbastanza evidente: che un’architettura a misura di disabile è più comoda anche per chi disabile non è (ancora?). Ecco allora che una città senza barriere sarebbe molto comoda anche per un anziano o per una semplice mamma che accompagna il proprio bambino con un passeggino.
Se in un edificio ci sono solo le scale, il “normodotato” sale, il disabile no. Ma se ci fosse solo l’ascensore (e, magari, una scala antincendio), salirebbero entrambi più comodamente, disabile e “normodotato”.
E’ questione di qualità della vita.
E allora, se consideriamo anche i bisogni dei nostri anziani e addirittura quelli di ogni genitore con un bambino piccolo, non si tratta evidentemente più di una minoranza, ma solo di una fascia minoritariamente rappresentata.
Un merito allora alla sensibilità dell’amministrazione comunale di Schio, che ha saputo calarsi in modo così immediato nei problemi della propria cittadinanza, e chissà che qualche altro comune viciniore non la prenda ad esempio.
Umberto D’Anna