L’unione fa la forza. Mai come in questo caso proverbio fu più azzeccato.
Con i tagli imposti dal governo di Roma, che mirano a contenere le spese imponendo ai comuni di non tagliare i servizi e garantire le funzioni, il ‘riordino’ del territorio è diventato una necessità.
Ecco quindi diventare protagoniste le fusioni tra ‘campanili’, i consorzi e le associazioni che, senza usare la bacchetta magica ma utilizzando invece il cervello, vanno a tamponare là dove, a causa delle minore entrate di soldi, qualche deficit nella continuità dei servizi sembrerebbe una naturale conseguenza.
Il primo dei quattro incontri tra Regione Veneto e gli enti locali si è tenuto oggi pomeriggio a Schio, alla presenza del presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, del vice- presidente Anci veneto Angelo Tosoni, del vice-presidente Regione Veneto e presidente enti locali Gianluca Forcolin e di Maurizio Gasparin, dirigente enti locali della Regione Veneto.
Ai numerosi sindaci dei comuni presenti è stato presentato il progetto di legge che verrà approvato a breve e che prevede finanziamenti per le unioni, le fusioni e le associazioni tra comuni, con il fine di dare continuità ai servizi elargiti nel territorio.
Si tratta infatti di una vera e propria ristrutturazione e riorganizzazione del territorio.
“Ci hanno illustrato il piano regionale che prevede incentivi, contributi ed eventuali ‘allentamenti’ di patti esistenti che consentono ai comuni di finanziare unioni e costituire consorzi e associazioni con lo scopo di provvedere alle esigenze del territorio – ha spiegato Francesco Enrico Gonzo, sindaco di isola Vicentina – I comuni piccoli devono gestire in maniera associata le risorse e l’incontro era finalizzato a spiegare a chi amministra il territorio come è possibile accedere ai fondi”.
Con il governo di Matteo Renzi e il taglio delle province, si è reso necessario un intervento diretto sugli enti locali. “La Regione ha messo in moto un piano pluriennale di riordino e riassetto del territorio – ha continuato Gonzo – Se pensiamo che negli ultimi due anni i 581 comuni del Veneto sono diventati 576, capiamo velocemente di cosa si parla. Il riordino, che nei territori è di responsabilità della Regione, prevede che i comuni montani sotto i tremila abitanti e i comuni sotto i 5mila abitanti facciano ‘associazionismo comunale’, come è già accaduto nel Sampierese. Gestire i servizi in modo associato esprime l’esigenza di ridurre i costi. E’ significativo che l’incontro si sia tenuto proprio a Schio – ha concluso Gonzo – Anche grazie al distretto della Scienza e della tecnologia, è evidente che Schio sta diventando il punto focale del territorio”.
Anna Bianchini