Una sala degli affreschi gremita, ieri sera, al Palazzo Toaldi Capra di Schio. Decine e decine le persone accorse per l’incontro con Paolo Rabitti, ingegnere, urbanista e docente universitario, che ha presentato il suo ultimo libro “Diossina, la verità nascosta”, e con il dottor Vincenzo Cordiano, medico all’ULSS 5 di Arzignano, presidente dell’Associazione Medici per l’Ambiente – sezione di Vicenza – che ha parlato dell’inquinamento a Schio e dei casi di tumori, in riferimento soprattutto all’area dell’inceneritore.

 

Esperto di ambiente, guru in tema di inceneritori e diossina, Paolo Rabitti riassume il proprio libro, che racconta la storia sua e della moglie, medico specialista di tumori a Mantova. Tanto intrigante quanto terrificante, nel caso le ipotesi dell’ingegnere fossero confermate, il racconto si dipana come un noir, indagando sulle oscure vicende che stanno dietro al disastro di Saveso,  avvenuto il 10 luglio1976 nell’azienda chimica ICMESA, e sull’eccezionale aumento di tumori riscontrato nelle zone del comune di Mantova, limitrofe allo stabilimento chimico-industriale Montedison. Un sottile filo, secondo le congetture avanzate da Rabitti, lega i due episodi, avvenute a più di 100 km di distanza. Un processo ancora in corso, dopo quasi dieci anni, vede imputati dodici ex manager della Montedison, accusati di aver provocato la morte di 72 dipendenti tra il 1970 e il 1989.

 

“Caro sindaco, prima di morire devo dirlo a qualcuno: nell’inceneritore abbiamo smaltito la roba di Seveso.” Queste le parole uscite nel 2002 dalla bocca di un anziano ex operaio della Montedison. È da poco piombata la notizia che una ricerca epidemiologica ha riscontrato tra gli abitanti della zona contigua al petrolchimico di Mantova una frequenza anomala di sarcoma dei tessuti molli, un tumore correlabile direttamente con la presenza di diossina. Paolo Rabitti, già consulente tecnico delle Procure in alcuni dei casi più delicati di inquinamento ambientale del Paese, dai rifiuti in Campania, al petrolchimico di Marghera, indaga sul caso, cercando di capire perché i resti tossici del più famoso disastro ecologico italiano siano finiti nell’inceneritore di Mantova, quando invece si è sempre sostenuto che fossero stati mandati fuori dall’Italia.

 

Nella seconda parte della serata, il temadell’inquinamento atmosferico e del tasso di tumori in Alto Vicentino viene affrontato dal dottor Vincenzo Cardiano. I dati riportati dall’elaborazione degli archivi aziendali di mortalità dell’ULSS 4, mostrano una situazione in linea con la media regionale, per quanto riguarda i sarcomi. “Tuttavia”, ricorda l’esperto, “non bisogna confondere mortalità con incidenza”, soprattutto laddove alcuni dati sembrano allarmanti. “L’elevata percentuale di decessi dovuti a malattie cardiovascolari – soprattutto nella popolazione maschile – e l’alto tasso di mortalità per diabete – patologie entrambe riconducibili all’eccesso di diossina presente nell’ambiente – possono non essere direttamente collegate ad un reale inquinamento atmosferico, per quanto riguarda le aree vicine all’inceneritore di Schio. Certo è che la mancata attuazione di uno studio epidemiologico mirato e l’esclusione dell’ULSS 4 dal Registro Tumori del Veneto, dimostrano la grave carenza di attenzione dimostrata nei confronti della questione”.

 

Alla direttrice generale dell’azienda ULSS 4 Alto Vicentino, Daniela Carraro, ai sindaci e al presidente di AVA, Diego Bardelli, è stata recapitata una lettera, firmata dai principali gruppi ambientalisti della zona. A.V.R, I.S.D.E, Communitas, Movimento Salvaguardia Ambiente, U.S.B e CI.S.L.L.A, chiedono con fermezza chiarimenti riguardo al recente piano “ATO rifiuti” della provincia di Vicenza, approvato dalle amministrazioni dei comuni della provincia (tranne Marano), che definisce le linee organizzative del servizio gestione integrata dei rifiuti, valide fino al 2025. Le associazioni reclamano inoltre l’inclusione dell’ULSS 4 nel Registro Tumori del Veneto e la realizzazione di uno studio epidemiologico serio e indipendente sull’incidenza delle patologie correlate agli inquinanti da incenerimento. In attesa dei risultati, si esige il blocco di ogni aumento dell’incenerimento dei rifiuti.

 

Alessandro Mafrica

 

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