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Schio abbraccia il suo Don Piero, braccio destro di Papa Francesco

Una grande festa ha accolto Don Piero nella sua parrocchia di Ss Trinità a Schio. Don Piero, è il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin, cardinale a Roma dal 2014 per volere di Papa Francesco. Ieri è tornato nella sua “famiglia di famiglie di Schio”, come l’ha definita, dove fu cappellano a Ss Trinità dal 1979 al 1983.

Una grande festa che poco ha a che fare con i cerimoniali in pompa magna della Chiesa di Roma, ma una festa in puro stile ‘Papa Francesco’. Un incontro condito di abbracci, carezze ai piccini e tantissima gioia, come se Don Piero, anche se ha fatto un po’ di carriera, da Schio non se ne fosse mai andato.

Il cardinale Parolin è tornato in città per il 45esimo anniversario della parrocchia di Ss Trinità e per il 50esimo di sacerdozio di Don Carlo Coriele, al quale il ‘braccio destro’ dell’attuale Papa ha fatto recapitare una speciale benedizione dal Pontefice. Parolin ha parlato a lungo di famiglia, “il luogo dove nasce il perdono e si impara ad amare e dove sgorga in modo naturale il senso della vita”.

Non un attimo di tregua per Don Piero, circondato dai vecchi amici, da molte associazioni, dagli scout per i quali è stato guida spirituale e per i tanti, tantissimi fedeli, accorsi per vedere e farsi benedire da un parroco di paese che di strada ne ha fatta tanta, fino a sedere a fianco del Papa, il maggiore rappresentate del credo nazionale.

Parolin è ‘sceso in piazza’ come è solito fare Papa Francesco, senza filtri e senza scorta, senza tirarsi indietro quando si tratta di parlare del momento difficile che sta attraversando la chiesa, con cardinali accusati di intascarsi soldi per vivere nel lusso e rappresentanti ecclesiastici che non esercitano correttamente il loro dovere.

“Il cambiamento fa parte della vita – ha sottolineato Parolin – E’ importante però cambiare in meglio. Dobbiamo tenere in considerazione le difficoltà che molte famiglie stanno attraversando in questo particolare momento – ha esortato – Cambiare è difficile perché implica uscire dai propri schemi proiettandosi verso qualcosa di sconosciuto o inusuale – ha concluso – ma io credo che non ci siano resistenze sufficienti a impedire il cambiamento. Stiamo percorrendo la strada giusta”.

A.B.