L’ospedale di Santorso è tra i primi in Veneto ad attivare il nuovo modello organizzativo di presa in carico introdotto dalla Regione Veneto con la Delibera n. 1710 del 30 dicembre 2022, incentrato sul concetto di “utilizzo flessibile dell’ospedale basato su livelli di intensità di cura”. Il risultato è la nuova Unità di Terapia semi-Intensiva Medica (TSI) attivata nell’Ospedale Alto Vicentino, inaugurata ufficialmente questa mattina alla presenza del Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia.
Con una dotazione di 12 posti letto, la nuova struttura è inserita nell’ambito dell’U.O.C di Medicina Generale diretta dal dott. Massimo Marchetti e accoglie pazienti che richiedono supporto d’organo e un monitoraggio continuo, dunque un livello di assistenza maggiore rispetto a quello che tipicamente avviene in un reparto di Medicina Generale: «L’Unità di Terapia semi-Intensiva Medica – spiega il dott. Marchetti – ci consente di offrire un livello assistenziale su misura per gestire quei pazienti critici che metterebbero in difficoltà una degenza normale, ma che non hanno immediatamente la necessità di sostituzione d’organo tipicamente offerta dalle competenze di una Unità Intensiva come può essere la Rianimazione o l’UCIC».
Una condizione nella quale possono rientrare tipologie di pazienti anche molto diverse: soggetti affetti da sepsi, dunque con gravi infezioni che hanno un impatto anche sul sistema cardiocircolatorio, oppure pazienti in attesa di pacemaker o comunque con aritmie cardiache importanti, diabetici con grave scompenso, casi acuti di bronco pneumopatia cronica ostruttiva che necessitano di ventilazione non invasiva. «In passato questi pazienti venivano tenuti in Medicina Generale se possibile – aggiunge il dott. Marchetti -, ma spesso dovevano poi essere trasferiti in Rianimazione oppure in Cardiologia. Ora invece possono contare su un’unità ad essi dedicata, con un livello di intensità assistenziale perfettamente adeguato e con il vantaggio organizzativo di lasciare posti letto liberi per altri pazienti più gravi in Cardiologia e Rianimazione».
Il tutto con un approccio fortemente multidisciplinare, in quanto l’Unità di Terapia semi-Intensiva Medica funziona grazie alla stretta collaborazione tra gli specialisti della Medicina, Cardiologia e Rianimazione, oltre che del Pronto Soccorso, attraverso il quale accede al ricovero la maggior parte dei pazienti della nuova TSI e dove avviene la prima valutazione. In altri casi, invece, si tratta di pazienti già ricoverati in Medicina Generale che si aggravano, oppure in uscita dalla Rianimazione dopo essere stati svezzati dal ventilatore, ma ancora in condizioni di fragilità.
«L’attivazione della nuova l’Unità di Terapia semi-Intensiva Medica dimostra il nostro impegno a investire nell’ospedale di Santorso e in generale la nostra attenzione ad applicare i più avanzati modelli assistenziali – sottolinea il Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana Carlo Bramezza -. Voglio ringraziare tutti i medici, ma anche i coordinatori infermieristici e tutto il personale impiegato nell’attività assistenziale per il grande impegno e lavoro che ha reso possibile questo traguardo. E voglio sottolineare inoltre l’importanza della collaborazione tra i diversi reparti, indispensabile per garantire la migliore cura ai pazienti. Questo è un tema sul quale come Direzione abbiamo puntato molto e oggi siamo orgogliosi di poter dire che all’ospedale di Santorso i diversi specialisti sanno davvero fare squadra e lavorare in team: l’inaugurazione di oggi lo dimostra. E questo è solo il primo passo, perché se i risultati saranno positivi come ci attendiamo che siano, puntiamo ad aprire in tempi relativamente rapidi una Terapia semi-Intensiva Medica anche all’ospedale di Bassano. Proprio perché crediamo nella collaborazione e nello scambio di esperienze non solo tra i diversi reparti dei singoli ospedali, ma anche tra i nostri ospedali».
Un modello di presa in carica innovativo, come sottolinea il dott. Antonio Di Caprio, Direttore Sanitario dell’ULSS 7 Pedemontana: con l’attivazione della nuova Unità di Terapia semi-Intensiva Medica abbiamo recepito e messo in pratica le indicazioni definite nella delibera 1710 dello scorso dicembre, con la quale la Regione del Veneto evidenzia l’importanza di essere in grado di modulare in modo agile e flessibile l’offerta assistenziale ospedaliera, sulla base delle valutazioni dei bisogni di salute della popolazione. Negli ultimi anni la medicina è evoluta sempre più verso un approccio multidisciplinare ed integrato tra i vari professionisti. Oggi facciamo un ulteriore salto di qualità, ripensando i livelli assistenziali non per reparto, o per patologia, ma in base alle necessità del singolo paziente. Questo passaggio rappresenta un salto di qualità sia in termini di appropriatezza della presa in carico, sia di efficienza nell’utilizzo dei posti letto e in generale delle risorse della struttura ospedaliera».
E non è un caso che questa novità venga introdotto nell’ex ospedale Covid di Santorso: «In un certo senso è un’eredità del Covid, forse l’unica notizia positiva rispetto al disastro che è stato – racconta il dott. Marchetti -. La pandemia ha portato nei nostri ospedali, in primis a Santorso, una serie di dotazioni tecnologiche che prima non avevamo e ha fatto maturare una serie di esperienze professionali ed acquisire conoscenze che ora abbiamo voluto mettere a frutto per assistere questa tipologia di pazienti. Basti pensare che in Italia il 30% dei pazienti Covid ventilati è stato curato nelle Medicine Interne: avevamo già le basi, si trattava di strutturare il progetto e devo dire che la Direzione ci ha fornito un grande supporto per la creazione di questa struttura. Una particolare attenzione è stata posta anche alla formazione specifica dei medici e degli infermieri, e proprio questi ultimi hanno un ruolo particolarmente importante nella nuova Terapia semi-Intensiva, dove i pazienti richiedono un impegno assistenziale superiore».
Un’esperienza innovativa destinata a fare scuola: su questa esperienza clinica, infatti, lo staff della Medicina dell’ospedale di Santorso condurrà anche un’attività di ricerca, al fine di individuare con maggiore precisione le migliori cure e la migliore organizzazione e mettere i risultati al servizio anche di altri ospedali.
a cura dell’Ufficio stampa dell’Ulss7 Pedemontana