E’ un bilancio positivo quello che Franco Balzi, sindaco di Santorso e capofila nel progetto Sprar e nel protocollo di accoglienza diffusa nella provincia di Vicenza, traccia all’indomani dall’incontro in Vaticano tra Papa Francesco e 80 sindaci.
Al ‘Summit Europa: i rifugiati sono i nostri fratelli’, appuntamento a tema ‘profughi’, Balzi ha partecipato perché al programma di integrazione Sprar ci crede davvero.
“L’accoglienza diffusa, che prevede la collocazione di piccoli nuclei di profughi in piccoli contesti abitativi, è l’unico modo di integrare stranieri nella società”, spiega Balzi da anni, da quando l’emergenza profughi ha travolto anche l’Alto Vicentino mettendo comuni e prefettura ai ferri corti.
Proprio grazie a Balzi e al coinvolgimento della ‘sua’ Conferenza dei Sindaci, nell’agosto del 2015, la provincia di Vicenza ha siglato con Ulss 4 Alto Vicentina un protocollo di accoglienza diffusa, che prevedeva la collocazione di uno o due profughi al massimo ogni mille abitanti. Un progetto nato da un ‘corto circuito’ organizzativo quando, a Santorso come in altri comuni, i richiedenti asilo sono arrivati a decine e senza avviso.
“Un disastro, non ho remore a definirlo in questo modo – ha spiegato Balzi – Da sedici anni Santorso è capofila dello Sprar e confermo che, pur nella sua complessità, è un modello efficace. Sono più di quattrocento le persone che hanno sfruttato questa opportunità, che da accoglienza si è trasformata in percorsi di integrazione, realizzatisi poi in vari posti d’Italia e d’Europa dove i migranti hanno alla fine scelto di andare a vivere una volta lasciato Santorso”.
All’invito al summit in Vaticano, Balzi non poteva proprio dire di no. “Mi sono chiesto in che modo potevo essere utile io, sindaco di un comune di 6mila abitanti, in mezzo a amministrazioni di ben più grandi dimensioni. Trovandomi a parlare, per casualità, immediatamente dopo il sindaco di Parigi e quello di Milano, mi sono reso conto che anche le piccole comunità sono utili a costruire un’Europa solidale. E’ mettendo tanti piccoli tasselli che si costruisce un grande mosaico”.
Balzi quando parla di profughi si commuove. Poco importa se alcuni lo criticano considerandolo troppo accogliente, lui va avanti a testa alta, supportato dalla maggioranza dei sindaci dell’Alto Vicentino. E ha motivi personali che lo portano a non pensare agli immigrati come a ‘loro’, preferisce parlare di ‘noi’.
“Questo fenomeno ci riguarda tutti – ha spiegato Balzi alla platea del Vaticano – perché nella gran parte delle nostre famiglie si è vissuta, prima o dopo, questa esperienza. Essere sindaco di una piccola comunità offre il vantaggio di essere a contatto diretto con le persone, ogni giorno: hai la possibilità di conoscerle, di toccarle, di ascoltarle, di abbracciarle. A questo livello quelli che abitualmente chiamiamo profughi, o rifugiati, non sono numeri: diventano volti, sorrisi, lacrime, sofferenze condivise. Diventano esseri umani, con le loro storie individuali”.
Balzi ha quindi ripercorso la storia recente della sua famiglia, quando il nonno Attilio, ragazzo del ’99 sopravvissuto alla Grande Guerra perché fintosi morto, è emigrato in Argentina con la moglie Margherita e i piccolissimi figli Piero e Angelina. “In Italia soffrivano la fame – ha raccontato Balzi – quella fame che fa ammalare e morire. A Buenos Aires mio nonno ha trovato un posto alla Pirelli, ma quando sua moglie, dopo due anni, è morta all’improvviso, è tornato in Italia, trasferendosi ad Aosta, dove sono nato io, da suo figlio Piero. Dopo l’università io sono tornato in Veneto, a Santorso, dove un po’ di anni dopo sono diventato sindaco”.
E qui la storia, che è sempre fatta di corsi e ricorsi e sembra sempre essere disposta a tornare indietro e ripetersi, si intreccia con l’oggi. Quell’oggi che Balzi incarna nella storia di Jacob, un bambino di 7 giorni, nato a Santorso da Debora e Benoit, e fratello di Messi, che ha 3 anni più di lui. Corsi e ricorsi storici. Storie identiche in epoche diverse, fatte di genitori che fuggono dalla miseria per dare un futuro ai loro figli. Storie che si incontrano anche se in mezzo c’è quasi un secolo. “Esistono fili invisibili che tengono legate le nostre esistenze – ha commentato Balzi – La mia storia personale mi impedisce di essere indifferente quando si parla di profughi. Con il progetto Sprar e il protocollo di accoglienza diffusa, applicati in modo corretto, abbiamo trovato un modo per dare risposte. Il prossimo 19 dicembre – ha concluso – a Vicenza ci sarà un incontro su un nuovo bando Sprar al quale saranno presenti Matteo Biffoni, sindaco di Prato e responsabile Anci sull’immigrazione e Daniela Di Capua, direttrice dello Sprar nazionale. Spero parteciperanno tutti i sindaci della provincia”.
Anna Bianchini