Santorso. Pranzo di Natale in Burundi: “Solidarietà e amore per sconfiggere l’odio”
Giornalisti Altovicentinonline
Un piatto di fagioli per mille persone come segno di pace e d’amore. Il pranzo di Natale in Burundi ha avuto questo significato per il sindaco Franco Balzi, che è volato per le feste in Africa accompagnato da Don Luigino Vitella e Denis Inderle, presidente della cooperativa Nuovi Orizzzonti.
Un piatto di fagioli per simboleggiare la lotta alla fame, alla povertà, al razzismo e all’intolleranza. Un viaggio ‘della speranza’, per portare amore in una terra che non ha nulla, a persone che, quando hanno la fortuna di mangiare, se tutto va bene lo fanno una volta al giorno.
“L’esperienza che abbiamo vissuto è stata straordinaria e pur nella consapevolezza di essere una piccola goccia in un oceano di necessità non potevamo essere più fortunati” ha spiegato Denis Inderle, che con il Sindaco di Santorso ha presenziato con entusiasmo al pranzo di natale organizzato per un migliaio di persone nel cuore dell’Africa nera e disperata.
Un viaggio della determinazione anche, visto che poco prima della partenza, la capitale Bujumbura è stata teatro di episodi di guerra civile che hanno provocato decine di morti e molte persone di nazionalità belga che si trovavano sul posto, sono stati rimpatriati a causa dei disordini. “La settimana di permanenza a Bujumbura in concomitanza con il periodo natalizio è stata tranquilla a differenza dei giorni prima della nostra partenza – ha sottolineato Inderle – Il volo era stato annullato e abbiamo puntato i piedi per trovare il modo di partire. Ma il clima di festa, di gioia e di speranza che abbiamo vissuto noi insieme alle centinaia di volontari e collaboratori dei vari gruppi di Padre Luigino è stato a dire poco commovente”.
Le circa mille persone invitate al pranzo di Natale, persone che si possono definire ‘povere’ senza offesa né doppi sensi, sono arrivate fin dal primo mattino dopo aver percorso anche 15 chilometri a piedi. “Oltre ad avere la gioia di poter mangiare un buon piatto, hanno espresso la gioia con il cuore di partecipare ad un evento significativo, mai vissuto prima d’ora a Bujumbura e forse nell’intero Burundi – ha commentato entusiasta Denis Inderle – Tutti noi insieme ai volontari e a queste persone invitate siamo stati protagonisti di pace, perché come sappiamo la pace come l’amore non è un valore in mano o di proprietà di coloro che hanno soldi o possibilità economiche, ma anzi il più delle volte è stimolato, vissuto e condiviso dalle persone che hanno poco o niente. Ci siamo sentiti privilegiati ad essere lì in quel giorno – ha continuato – e ringraziamo Dio per averci permesso e donato tale incontro. Ha vinto la nostra ostinazione ma soprattutto la speranza fin sempre espressa da padre Luigino, convinto che l’iniziativa avesse un forte significato e rappresentasse pur nel suo piccolo un gesto di pace”.
Il pranzo di Natale di Santorso in Burundi, ha avuto un’eco che è risuonato in altre zone d’Italia. E anche Bujumbura, capitale devastata dall’odio, ha colto in pieno il significato.
“Che mille e più poveri, mussulmani, protestanti, cattolici e di qualsiasi confessione o tendenza politica si trovino insieme intorno a un bel piatto di fagioli, di riso e sopratutto di carne, con una buona bottiglia di birra o di fanta, e’stato un evento straordinario – ha commentato Don Luigino Vitella – Hanno parlato tra loro, ciascuno avrà ringraziato Dio a suo modo, hanno danzato e gridato insieme la loro gioia. Il problema di fondo rimane, ma si può cogliere un segno, un senso: che ci si può voler bene e stare bene insieme”.
Il pranzo di natale è terminato, ma la voglia di ‘fare qualcosa’ rimane. “Se ci sarà qualcosa in più andrà agli orfani e a tutti i progetti di sostegno che Luigino da oltre 40 anni porta avanti come tanti altri missionari e laici sparsi nel mondo – ha concluso Inderle – Del viaggio mi rimangono nel cuore i sorrisi, la gioia e la gratitudine dei tanti partecipanti. E i due slogan che ci hanno accompagnati dal primo all’ultimo giorno: Bisogna uccidere la paura e siamo fortunati”.