Il perchè abbia fatto una vigliaccata del genere è al vaglio dei carabinieri, ma è facilmente intuibile. Non è la prima volta che accade in Italia: accusare extracomunitari, che, tanto, non si possono difendere, a cui nessuno darà credito e sui quali speculare, facendo bassissima propaganda. Un gesto davvero vergognoso e ignobile quello del 40enne denunciato a piede libero per simulazione di reato, costringendo i carabinieri della compagnia di Schio a giorni di estenuante lavoro investigativo, prima di smascherarlo: la tentata rapina con scazzottata al semaforo dell’incrocio tra via Europa e via Dell’Olmo a Santorso non si è mai verificata. Solo una mente perversa poteva entrare in un bar e farsi soccorrere raccontando di essere stato vittima di una brutale aggressione da parte di due giovani di colore. Tempo due ore ed il web era pieno di insulti contro i profughi del Duca D’Este e del sindaco Franco Balzi, ‘colpevole’ di aver portato i delinquenti in paese. Non solo.
‘Quanto accaduto è un fatto di una gravità estrema – ha dichiarato il sindaco Franco Balzi, dopo aver appreso che quello che lo aveva portato sotto accausa e che aveva fatto puntare l’indice contro i profughi del Duca D’Este era una finta rapina – Siamo in un momento molto difficile, in cui stiamo facendo un percorso paziente per inculcare il valore dell’accoglienza, lottando contro pregiudizi e speculazioni politiche circa il fenomeno dell’immigrazione. Questi falsi allarmismi sono benzina sul fuoco e non possiamo permetterceli. Vorrei conoscere l’identità di questo tizio che si è inventato la storia dell’aggressione per farci quattro chiacchiere e per capire se ha consapevolezza di quello che ha fatto’.
Arrivare ad inventarsi una rapina, scatenando odio sul web, diffondendo allarme in un paese tranquillo è da delinquenti. Per l’effetto che ha sull’opinione pubblica già spaventata dai reati predatori a cui il Veneto non era abituato, sia per il lavoro delle forze dell’ordine, che dopo una rapina descritta con tanta crudeltà, si erano mobilitati a tutto campo per le indagini.
Era il 18 novembre 2011, quando un padre di famiglia,con due bimbi piccoli che ora stanno crescendo orfani di un genitore, venne assassinato al rifornimento di benzina Esso di viale Europa a Thiene, dove aveva appena finito di lavorare. Mentre il cadavere di Franco Zoppello era sanguinante sull’asfalto, la gente si precipitava sul luogo del delitto a scopo di rapina, dove erano arrivati i carabinieri. Nei primi minuti la parola extracomunitario che rimbalzava sulle bocche di chi non aveva visto niente, dirottò le indagini su alcuni nordafricani. Se non fosse stato per le immagini del sistema di videosorveglianza, che immortalarono un thienese doc tutto muscoli, che per arraffare poche centinaia di euro, non aveva esitato ad uccidere chi tra l’altro conosceva bene, l’assassinio di Franco Zoppello non avrebbe avuto un colpevole, che ora sta pagando in galera. Eppure qualcuno, con il corpo martoriato dalle coltellate fatali ancora caldo, non aveva esitato a riferire agli investigatori di aver visto l’ombra di un nordafricano, che fuggiva via.
Natalia Bandiera