AltoVicentinOnline

‘Roana sei bella’: la lapide ricorda i giovani partigiani nel segno di Meneghello

È un’elegante lapide in una kubala, riparo di roccia sui rovesci di Cima Isidoro, quella affissa ieri venerdì 10 giugno da un gruppo di volontari in bilico sul precipizio: solo l’ultima iniziativa in ordine di tempo degli Escursionisti Storico Umanitari di Montagne e Solidarietà, da quasi due decenni attivi sull’Altopiano dei Sette Comuni con una serie di interventi di recupero del territorio e della sua memoria (Antica Strada del Costo, pozza del Gianot).

La lapide recita ‘Roana sei bella’, frase tratta da ‘I piccoli maestri’ dello scrittore vicentino Luigi Meneghello di cui proprio quest’anno ricorre il centenario della nascita, e vuole commemorare il tragico episodio che proprio in quella zona ha avuto luogo il 5 giugno 1944.

Quel giorno un gruppo di partigiani a seguito di Toni Giuriolo, in fuga da Malga Fossetta e incalzato dai nazifascisti in rastrellamento, ha cercato la salvezza inerpicandosi tra mughi e larici. In cinque non l’hanno trovata, falciati dalla mitraglia o scivolati nel vuoto: Ferruccio Piccioni e Siro Loser di Roana, Gaetano Galla di Vicenza, Pino Thiella di Sarcedo e Rinaldo Rigoni di Asiago, il Moretto caduto gridando ‘aiuto mamma!’.

Bepi Zanella, Renato Vellar, Sabino Fabris, Renato Bonato e tal Giuseppe, tutti roanesi, sono invece riusciti a ripararsi in una rientranza e a sfuggire al nemico. La kubala è stata individuata nel 2013 dagli ESU che hanno scandagliato tutto il ciglio e le cenge tra Cima Incudine e i Castelloni di San Marco seguendo le indicazioni di Zanella e Fabris. Il Comune di Malo ha finanziato, in memoria del suo celebre figlio Meneghello, il ripristino e la tabellazione del sentiero che sale da Fossetta a Cima Incudine e ritorna passando dalla nuova targa dedicata al Moretto, diventato sentiero CAI. Gli ESU entro l’anno concluderanno anche la sistemazione e la messa in sicurezza dei sentieri oltre l’Isidoro per raggiungere le lapidi e la Kubala stessa, impreziosita dalla nuova targa e da una panca per meditare sul vuoto, il precipizio sul quale era stata condotta la generazione cresciuta nel Ventennio del secolo scorso.

di Redazione AltoVicentinOnline

con la collaborazione di G. Spiller