Torna sul tavolo della discordia di Roana la Ciclopedonale degli Altipiani Cimbri Trentino Veneti.
Sui due piatti della bilancia, da una parte alcuni cittadini per nulla desiderosi di accogliere una simile idea di sviluppo turistico, dall’altra parte Luigi Martello, ex vicesindaco e assessore al turismo, promotore della pista ciclabile che dall’Altopiano sbocca in Trentino.
Un grande progetto che coinvolge due Regioni confinanti ed è finanziato da fondi transfrontalieri, che ha radici nel lontano 2008 e nasce dalla collaborazione Dellai Galan. Una ciclopedonale che verrà realizzata su una dorsale multifunzionale di collegamento tra i territori confinanti tra le Province di Trento e Vicenza. Una volta completata sarà possibile andare da Folgaria a Gallio in mountain bike o a piedi, avrà una lunghezza di oltre 70 km. La realizzazione dell’opera da 14 milioni di euro è stata divisa in tre stralci funzionali. Il primo di questi (4 milioni di euro) è praticamente completato e coinvolge i comuni di Luserna, Lavarone, Levico Terme per la parte trentina e Roana e Rotzo per la parte vicentina. Il secondo stralcio è stato approvato e ora sarà emesso il bando per l’assegnazione dei lavori che porteranno la ciclopedonale da Roana fino a Gallio passando per Asiago. Conclusione prevista nel 2018.
Conferma Luigi Martello: “I lavori sono ad uno stato piuttosto avanzato, per quanto riguarda il tratto di Roana e Rotzo son praticamente completati. Manca un po’ la parte trentina: l’arrivo a Luserna e la risistemazione di una malga nel comune di Levico coinvolta nel progetto. La conclusione di questo stralcio è prevista per la fine della prossima estate”.
Ma dalle sue parole traspare un pizzico di amarezza, perché se l’obbiettivo della pista era di favorire lo sviluppo economico e la valorizzazione turistica e culturale dei territori interessati, questo scopo non sembra molto chiaro ai cittadini di Roana.
“L’opera ha un senso se diventa ciclopedonale e lo rimane – spiega Martello – viene chiusa al traffico se non di bici e pedoni con la possibilità di permessi e garantendo vie alternative e non se diventa una comune strada di montagna. Non ho riscontrato nessuna volontà da parte dei cittadini che frequentano questi luoghi di rispettare questa idea”.
Si tratta di un grande progetto che va verso lo sviluppo in Altopiano di una rete di mobilità dolce, permettendo il collegamento tra i vari paesi; tuttavia i cittadini altopianesi, in particolare di Roana e Rotzo, non sembrano pronti ad accogliere una simile idea di sviluppo turistico. “Questa è una dorsale – spiega ancora Martello – il progetto iniziale prevede di fare degli anelli che si sviluppano nei vari paesi lungo la dorsale collegandoli tra loro. L’obbiettivo era una rete di mobilità dolce, ma non so se sarà possibile. Soprattutto finché i divieti vengono gettati via per percorrere la pista con vari mezzi anche pesanti e si registrano atti di vandalismo”.
Una sorta di attaccamento al territorio, alle tradizioni, forse eccessivo dato che come dice Martello: “Il problema è che per colpa di alcuni poi la paghiamo tutti, basta guardare l’Altopiano in questi giorni. O creiamo un’alternativa o siamo morti. Si tratta principalmente di strade e mulattiere già esistenti, basta risistemarle e convertirle, ma se si preferisce andare a legna sulla suddetta strada, piuttosto che avere una visione più ampia e di sviluppo culturale e turistico verso un progetto che potrebbe portare benefici a tutti lascio fare. Non vedo nessuna volontà di crescere”.
Parole dure quelle dell’ex vicesindaco Martello, ma che un po’ fanno eco a quello che altri amministratori e non solo dicono: “serve un cambio di mentalità e unità di intenti per tutto l’altopiano. Sono in primis gli altopianesi a rendersi protagonisti del proprio destino. Nel caso di questa pista si tratta di un’opera davvero utile e bella, con un percorso lungo e panoramico con possibilità di sviluppo oltre che turistico e legato alle malghe anche culturale legato alla Grande Guerra e sui luoghi dove si è combattuta”.
Giulia Rigoni