Altro che ‘state tranquilli, i servizi non si toccano, niente cambierà’. Parole, parole, parole. La Regione Veneto continua a battere bassa ai comuni, chiedendo ancora sforzi economici, che le amministrazioni dovranno sopportare. Si parla di 224mila euro che usciranno dalle nostre tasche e che serviranno a fronteggiare la riforma sanitaria che è entrata nella fase operativa. Si, perchè l’adeguamento agli standard nazionali, alla fine, sta comportando questo e non solo.
Fisiologica arriva la levata di scudi dei sindaci dell’Alto Vicentino contro la Regione Veneto, che chiede 0,36 euro (di tasse) a ogni cittadino per garantire alcuni servizi a persone disabili in strutture convenzionate. E questo è solo l’esempio e l’emblema di quanto sta per accadere sul nostro territorio.
La cifra, letta così, potrebbe sembrare irrisoria, ma nasconde un valore molto più alto, fatto di tagli al bilancio, garanzia dei servizi grazie ai portafogli dei cittadini e, fondamentalmente, una ristrutturazione della sanità che, a detta dei sindaci, alla fine si rischierà di dover pagare di tasca propria. Alla faccia delle rassicurazioni in pompa magna.
36 centesimi, che servono a unificare gli standard sanitari regionali e che comportano alla Ulss 4 (che da inizio anno è stata ufficialmente inglobata nella Ulss 7 Pedemontana), una spesa di 224mila euro, che andranno a sommarsi alla cifra stanziata dalla regione per garantire servizi.
Ieri i sindaci della conferenza della Ulss 4 (che ora si chiama ‘Comitato del distretto 2 della Ulss 7’ – distretto 1 è la ex Ulss 3) hanno detto ‘no’. Non solo, qualche sindaco rivoluzionario ha persino proposto di inscenare una protesta eclatante davanti a Palazzo Ferro Fini. Un vero picchetto con i sindaci che dovrebbero una volta per tutte, alzare i toni e farsi sentire, trascinando anche la popolazione.
Era stata di pochi mesi fa infatti, una ulteriore richiesta di 1 euro pro-capite da stanziare per il fondo sociale. Un’altra apparentemente piccola cifra, che i sindaci della Ulss 4 avevano garantito, convinti di fare il meglio per la società. Ma si sa che, quando si è troppo buoni e collaborativi, si finisce per essere sfruttati. E questa volta i primi cittadini hanno alzato la testa.
“Per quanto riguarda il settore sanitario, serve un maggiore presidio nel territorio – ha sottolineato Diego Dalla Via, sindaco di Tonezza del Cimone – Sarei d’accordo ad alzare la quota pro-capite se servisse ad alzare lo standard qualitativo dei servizi offerti ai cittadini, ma per garantire qualcosa di già acquisito e che ci vogliono togliere non lo trovo giusto”.
Sul tasto della mancanza di collaborazione e di partecipazione tra Regione Veneto e comuni ha battuto anche Piera Campana, sindaco di Breganze, che si è rivolta direttamente a Giorgio Roberti, direttore generale della neonata Ulss 7: “Mi chiedo che cosa ci stiamo a fare qui se tanto la regione ha già deciso. A noi servono informazioni da veicolare ai cittadini e invece da Venezia arrivano decisioni calate dall’alto. Ad esempio, non sappiamo spiegare perché il Sert e le dipendenze siano stati accorpati nel reparto di Psichiatria”.
Dello stesso avviso Umberto Poscoliero, sindaco di San Vito di Leguzzano, che ha commentato: “Se siamo qui in riunione solo per rettificare e non venire ascoltati,. Ha poco senso esserci”.
E’ un disagio importante quello dei primi cittadini, che dopo essersi battuti per difendere la Ulss 4 e le sue eccellenze per poi vederla inglobare alla predominante Bassano, si sentono lasciati sempre più soli da un governo veneziano che, per motivi politici o necessità di bilancio, continua a chiedere contributi. “I grandi cambiamenti richiedono tempo e condivisione – ha sottolineato Piera Moro, sindaco di Marano Vicentino – L’adeguamento agli standard riguarderà piano piano tutto. Ci saranno grossi cambiamenti sul versante sociale, con il rischio che venga cancellato tutto quello che negli anni è stato costruito nel territorio grazie al volontariato”.
Con la riduzione delle 21 Ulss in 9 e la riforma sanitaria, da tempo era tangibile il timore che il cambiamento non sarebbe stato così semplice. Parametri fissati e imposti da Venezia sulla base di freddi numeri e non conoscenza dei singoli territori, accorpamento di realtà sanitarie diverse, tagli ai posti letto (52 a Santorso) e fughe dei cittadini in altre Ulss (cosa che comporta all’azienda sanitaria locale una spesa di 3milioni di euro), ai sindaci importa poco di cosa succeda nel settore sanità a livello direzionale, interesse primario è mantenere i servizi nel territorio e farsi dare garanzie da Venezia.
Soldi che in effetti ci saranno, secondo Robertino Cappozzo, presidente dei sindaci della Ulss Alto Vicentino, ma saranno presi dal fondo per la non-autosufficienza.
“Non sono d’accordo a queste continue richieste dalla Regione – ha spiegato Antonio Tammaro, assessore di Sarcedo – Per esperienza posso dire che si arriverà a fare selezione tra disabili per ‘giocarsi’ i posti nelle residenze sanitarie”.
Anna Bianchini