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Parte da Fara la ‘battaglia’ contro la chiusura degli uffici postali nelle frazioni

Si può usare il postino elettronico in paesi dove non c’è Internet e Adsl e la popolazione è composta per la maggior parte da ultrasessantenni che non hanno il computer?

Se l’è chiesto Maria Teresa Sperotto, Sindaco di Fara Vicentino che, davanti alla comunicazione di Poste Italiane della chiusura dell’ufficio di San Giorgio di Perlena, ha indetto una riunione che porterà la questione dritta in Parlamento.

Con il piglio che la contraddistingue, il primo cittadino ha convocato una tavola rotonda alla quale hanno partecipato i Sindaci di altri comuni toccati in questi giorni dallo stesso problema e davanti a Daniela Sbrollini, onorevole e al senatore Giorgio Santini, entrambi del Pd, si sono schierati 7 sindaci: Giorgio Gentilin (Arzignano), Daniele Galvan (Bolzano Vicentino), Marica Dalla valle (Marostica), Fabrizio Parisotto (Montecchio Precalcino), Ermando Bombieri (San Nazario), Giancarlo Acerbi (Valdagno) e la padrona di casa Maria Teresa Sperotto (Fara Vicentino).

“Poste Italiane ci ha comunicato la chiusura dell’ufficio di San Giorgio di Perlena – ha spiegato Sperotto – cercando di ‘mitigare’ la cosa con il potenziamento del così detto ‘postino elettronico’. Ma nel nostro caso, San Giorgio ha il 60% della popolazione (1100 persone) che hanno oltre 60 anni  e molti non sanno usare il computer. L’ufficio postale è un servizio per pagare bollette, prelevare danaro ed espletare molte funzioni necessarie alla vita quotidiana. Ci è stato chiesto di spostare lì una persona dal capoluogo per abbassare i costi, ma significherebbe lasciare un solo impiegato al servizio di 2.700 persone. E’ impensabile”.

La pensano nello stesso modo anche gli altri sindaci, che sono scesi sul piede di guerra per difendere a spada tratta quello che per i loro comuni è una necessità e non un servizio secondario. “Parliamo di rivitalizzare le zone di montagna e campagna – ha sottolineato Sperotto – e cerchiamo in tutti i modi di far rinascere le economie locali. Vogliamo portare nuovi abitanti in località che si spopolano e recuperare il territorio, ma se poi tagliamo servizi come questo, i nostri sforzi si vanificano”.

Per dare forza alla loro battaglia, i 7 Sindaci si sono rivolti a Daniela Sbrollini, che già aveva denunciato a Roma attraverso un’interrogazione il preoccupante fenomeno di dismissione di molti uffici postali. Sbrollini infatti ha ricevuto oggi dai primi cittadini una lettera che lei stessa, in qualità di portavoce del territorio, porterà a Roma. “Non voglio illudere nessuno, ma visti i ricorsi ora la legge dovrà fare ulteriori valutazioni, per cui probabilmente la chiusura, prevista per il 13 aprile, per il momento dovrebbe essere rimandata”. La lettera che Daniela Sbrollini ha preso in carico riporta le lamentele del territorio.

“Pensare di togliere personale dagli uffici dei centri urbani per destinarlo alle frazioni – recita la missiva – significa solo appesantire l’operatività degli stessi. Ancora una volta, vengono colpiti i territori più disagiati a scapito di sedi più comode, pertanto, a Poste Italiane, risulta più appetibile godere dei contributi statali per gestire le sedi focali piuttosto che quelle disagiate , tanto il problema è del cittadino e poi del Sindaco. Come possiamo parlare di semplificazioni – continua – quando nelle nostre realtà l’informatizzazione è ancora lontana? Il postino elettronico si può esercitare nei grandi centri, dove gli utenti sono più preparati allo sfruttamento delle nuove tecnologie. Cercare questo nei nostri paesi – conclude la lettera – è pura utopia e certezza di disservizio”.

Maria Teresa Sperotto ha voluto denunciare la chiusura dell’ufficio postale di San Giorgio di Perlena sia per il disagio ai suoi cittadini sia perché si dice “Stanca che siano sempre i comuni virtuosi a dover pagare. In questo momento in Comune ho 2 persone in maternità e non le posso sostituire – ha sottolineato – Per quanto riguarda poi il fatto che chiedano a noi di renderci più tecnologici, ritengo che questo possa accadere tra 10 o 15 anni – ha continuato – quando i 50enni di adesso saranno interessati. E’ anacronistico pensare che gli anziani di oggi si buttino a capofitto in internet per ovviare ai disservizi dello stato. Roma è lpontana da noi anni luce. Il Presidente del Consiglio è stato a sua volta Sindaco – ha concluso – com’è possibile che non comprenda le nostre necessità?”

Anna Bianchini