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Morti sul lavoro. Thibault (Rsu/Usb): “Colpa del jobs act, servono più ispettori”

Jobs act e, più generale, il governo attuale come quelli che lo hanno preceduto, condividono la responsabilità con gli imprenditori quando gli operai muoiono o rimangono feriti sul posto di lavoro.

A pochi giorni da due incidenti mortali accaduti nell’Alto Vicentino e dopo la discesa in campo dei sindacati, che hanno commentato all’unisono come “gli incidenti sul lavoro non siano una tragica fatalià”, a prendere la parola è Luc Thibault, che parla a nome delle rappresentanze sindacali Rsu/Usb.

“Cgil, Cisl e Uil sono bravi a piangere sui morti – spiega Thibault – ma dimenticano che non hanno fatto nulla contro il JobsAct di Matteo Renzi. In Italia, grazie al Jobs Act renziano, i lavoratori hanno assunto contorni sempre più incerti a metà tra volontari, precari, apprendisti, soggetti licenziabili per il profitto materiali del padrone di turno. Così si è spesso costretti ad accettare tutto, a passare sopra i propri diritti di cittadino prima ancora che di lavoratore. E se va bene siamo precari, se va male una bara al cimitero”.

Secondo Thibault, i lavoratori sono poco tutelati dalle leggi, che permettono alle aziende di avere sgravi e agevolazioni a discapito dei lor dipendenti.

“Quella messa in atto dal governo con il Jobs act è una ‘rivoluzione’ del lavoro, ma in senso negativo – sottolinea Thibault – Si danno benefici alle aziende a discapito dei lavoratori, a cui vengono tolti dei diritti. E con la norma sui controlli a distanza contenuta nel decreto attuativo del Jobs act si vanno anche a toccare i diritti individuali come cittadini, non solo come lavoratori. Un provvedimento che, cancella l’articolo 18 e introduce un contratto, quello a tutele crescenti, a tutele ‘morenti’, perchè non tutela proprio nessuno. Anzi – continua – visti i vantaggiosi sgravi contributivi offerti dal governo, è un provvedimento che incentiva la ‘sostituzione’ dei lavoratori, in modo da poter godere degli sgravi. Senza dimenticare le nuove norme sul demansionamento, che permetterà alle aziende, accampando motivi organizzativi, di far ‘scivolare’ un lavoratore anche due qualifiche al di sotto di quella con cui è stato assunto. Cosa ha fatto la Cgil contro questo infame decreto… solo 3 ore di sciopero”.

La denuncia di Thibault non risparmia nemmeno Ava, il cui sciopero dichiarato da Usb, è stato organizzato a causa di alcune modifiche sul contratto prima del suo rinnovo.

“Dopo 30 mesi di mancato rinnovo è stata siglata una vera e propria resa su tutti i fronti – ha commentato Thibault – Aumento dell’orario di lavoro settimanale da 36 a 38 ore (104 ore annue di lavoro in più, compensate con sole 30 ore di permessi retribuiti, da cui comunque sono esclusi i nuovi assunti dal 1° gennaio 2017), durata massima 48 ore settimanali e 9 ore giornaliere, obbligatorie su richiesta aziendale”.

Anche altri gruppi sindacali, a detta di Thibault, hanno sottoscritto accordi che non tutelano gli operai. “Quello che sta succedendo nel nostro settore succede ovunque – spiega il francese – basta vedere il contratto dei metalmeccanici. Fim–Fiom–Uilm, smentendo la loro presunta diversità, hanno sottoscritto per i un accordo perfettamente in linea con quelli firmati dalle altre organizzazioni di categoria: svende diritti, introduce ulteriore flessibilità, porta in busta paga aumenti salariali risibili. Si lavora per vivere, non per morire. Nei posti di lavoro è una strage. Ogni anno oltre 1000 morti e 600mila incidenti sul lavoro descrivono la drammatica situazione che vede l’87% delle ditte controllate non rispettare i criteri di sicurezza e salvaguardia di diritto alla vita di chi lavora. A morire addirittura un lavoratore di 78 anni. Essere costretti a lavorare a quell’età e’ scandaloso e inaccettabile. Nei giorni scorsi a essere ucciso un ragazzo di 23 anni a Cuneo. Un mese fa a Piacenza un lavoratore preso sotto e ucciso durante una iniziativa sindacale davanti al proprio posto di lavoro. Questo per ricordare gli omicidi sul lavoro saliti alla cronaca. Gli ultimi governi hanno sempre più precarizzato il lavoro e sono corresponsabili di questi omicidi sul lavoro – continua – La strage degli operai, i cui dati ufficiali non tengono conto delle morti nascoste, degli abusivi, dei muratori assoldati a giornata, lasciati feriti sulle strade fingendo incidenti stradali dopo essere caduti dalle impalcature, pagati, non tengono conto dei lavoratori pagati con voucher, o durante gli stage, i tirocini e sono milioni i lavoratori costretti a questa precarietà e falsa occupazione, questa strage va fermata. Non servono le lacrime di coccodrillo, sono ipocrite. Le leggi ci sono, devono essere rispettate, devono essere aumentati i controlli e per poterli fare deve essere potenziato il numero degli ispettori oggi carente sia in Spisal, che nell’ispettorato del lavoro.

Ma le leggi non bastano a fermare la strage – conclude Thibault – serve la mobilitazione sindacale e sociale che permetta di avere diritto alla vita e al lavoro. Il diritto alla salute è inalienabile”.