A Malo (e non solo) se lo chiedono in tanti: segnale oscurato dalla vegetazione o mancanza dell’automobilista? Il dibattito è scaturito dalla missiva che la redazione di AltoVicentinOnline ha ricevuto da un lettore che si è sentito beffato per una multa a suo a dire ingiusta, arrivata dopo che lo stesso avevo posteggiato l’auto senza esibire il disco orario.
A sua discolpa – questa la versione – una segnaletica quasi del tutto oscurata dai rami incolti: una versione questa, respinta dal locale comando di Polizia che al contrario non esita a redarguire l’automobilista quantomeno per scarsa attenzione.
Il comunicato
In riferimento all’articolo pubblicato in data 8 ottobre con la segnalazione di un cittadino che lamentava di aver preso una sanzione per mancata esposizione del disco orario sul proprio mezzo a causa di un segnale celato da vegetazione, è doverosa da parte del Comando di Polizia Locale una risposta.
Ai sensi dell’art. 157 c. 6 …”Nei luoghi ove la sosta è permessa per un tempo limitato è fatto obbligo ai conducenti di segnalare, in modo chiaramente visibile, l’orario in cui la sosta ha avuto inizio. Ove esiste il dispositivo di controllo della durata della sosta è fatto obbligo di porlo in funzione”.
Nonostante il rametto, la presenza di un cartello con indicazioni e del suo supporto era ben visibile tanto dalla visuale dell’utente quanto e soprattutto da altri punti di vista. La stessa foto pubblicata lo dimostra e ancor più le foto scattate a seguito di opportune verifiche da parte del personale della Polizia Municipale. È quindi in capo all’utente della strada l’obbligo di verificare la segnaletica posta in loco e eventuali limitazioni a cui soggiace quel tipo di parcheggio.
Spiace assistere ad un capovolgimento delle mancanze. Come quasi sempre accade, risulta più facile scaricare la responsabilità su altri, piuttosto che recitare il “mea culpa”.
In copertina la foto fornita dalla Polizia Locale
di Redazione AltoVicentinOnline
Malo. Multato per non aver esposto il disco orario, ma il segnale è…imboscato