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L’Italia uccisa da terremoti, slavine e da quella politica che non sa nemmeno vergognarsi. Video

Il campo dalla Protezione Civile per il primo soccorso allestito ad Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) dopo il forte terremoto, 24 agosto 2016. ANSA/CRISTIANO CHIODI

Mai come in questi giorni mi sono sentita fortunata di avere una casa calda e mio figlio davanti agli occhi e mai come in questi giorni sono stata orgogliosa di essere parte del popolo italiano. E altrettanto mai come in questi giorni avrei voluto bruciare il tricolore, con la voglia di fare a pezzi un paese che si è talmente piegato su sé stesso, da non essere più in grado di risollevare la testa.

Noi italiani meritiamo di più. Meritiamo una bandiera che ci rappresenti, come ci rappresentano Lupo e Nuvola, i due cani del Rigopiano che si sono salvati da soli facendosi strada tra la neve fino a trovare riparo in una contrada. Che ci rappresenti come i Vigili del Fuoco, che per uno stipendio da impiegati hanno sfidato buio e neve fino a salvare persone che tutti davano per morte. Che ci rappresenti come quel bimbo e quella mamma, che hanno acceso un fuoco e non hanno abbandonato la speranza, consapevoli che ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe sfidato la morte pur di trovarli in tempo. Che ci rappresenti come le bestie che vagano nella neve in cerca di cibo, nell’attesa che il disgelo arrivi presto e possano ricominciare a mangiare e riprodursi.

Noi italiani meritiamo una bandiera di cui andare orgogliosi, una bandiera che abbia il volto del popolo derubato dalle banche, che sventoli fiera con le facce degli agricoltori, delle forze dell’ordine, degli operai, dei giovani, degli alberi e dei monti, del mare e delle pianure. Una bandiera che abbia il profumo del pane e il gusto della pizza, i colori del cielo e la freschezza della campagna. Una bandiera che sfoggi i monumenti costruiti dai nostri avi, la storia delle nostre terre così diverse e tutti i panorami che ci rendono maestosi agli occhi del mondo intero. Una bandiera che sappia di noi, con i nostri vizi e le nostre virtù, con il nostro sudore e le nostre lacrime, con il nostro orgoglio e la nostra simpatia, con i nostri baci e le pacche sulle spalle.

Una bandiera che non abbia nulla a che fare con la politica italiana, con i rappresentanti dei partiti, delle regioni e del parlamento. Una bandiera che rappresenti un paese e che il mondo riconosca come il simbolo di gente che ha fatto e non dis-fatto la storia.

Per cui fatevi da parte politici del nulla, non sporcate la nostra bandiera. Non sfoggiate un valore che non avete, perchè senza il sudore degli agricoltori voi non siete nulla. Smettetela di sedervi su poltrone che non meritate, di usare auto che non avete pagato, di spendere soldi che non avete guadagnato. Finitela di darvi arie da primedonne quando siete solo troiacce di strada.

Lasciate che gli onori li prenda chi li merita: il maestro di scuola che insegna ai bimbi ad ammirare un paesaggio, l’infermiera che sorride ai pazienti, lo studente che si alza alle 5, l’agricoltore che non conosce ferie, il dirigente che accompagna l’operaio in ospedale, il manager che rinuncia allo stipendio per pagare i dipendenti e le tasse. Lasciate che emerga la gente che lo merita e non siete certo voi, che vi re-impastate senza sforzi e non sapete cosa significhi lavorare. Che state mandando a rotoli il paese perché non sapete governare ma nemmeno fare opposizione.

Andate a casa perché io mi vergogno di voi. E siccome sono io che vi pago lo stipendio, io vi licenzio. Non vi voglio. E per favore, non giustificatevi con i privilegi di legge, perché volere è potere e se uno vuole andare, se ne va. Lo sa fare un imbianchino, potete farlo anche voi. Smettetela di fare leggi per tutelare la vostra incapacità. Non abbiate paura di lasciarci senza un governo, ce ne faremo una ragione in men che non si dica.

Andate via, che mi vergogno di voi. Mi vergogno per voi. Se io facessi nella mia professione quello che voi fate nella vostra, non avrei il coraggio di presentarmi in ufficio. Se non riuscissi a risolvere un problema nell’arco di 24 ore, non avrei il coraggio di mostrarmi a chi mi paga lo stipendio.

Se non fosse stato per la generosità della gente, per il volontariato, la Protezione Civile, i sindaci di paese, le forze dell’ordine, nessuno di noi oggi potrebbe ringraziare per quelle vite salvate.

Non fateci piangere ancora più di quanto ci avete fatto piangere finora. Piangeremo sempre i nostri morti, ma di voi non sentiremo mai la mancanza.

Anna Bianchini