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Legambiente: “Un nuovo supermercato a Schio? Un ulteriore aggressione al suolo”

 

Il consumo di suolo in Veneto continua a crescere, e Legambiente lancia l’allarme. Proprio nei giorni scorsi è stata presentata la proposta per la costruzione di un nuovo supermercato nella città di Schio. Un progetto che, secondo l’associazione ambientalista, rispecchia appieno il modello di sviluppo insostenibile che da decenni caratterizza la nostra regione, e che sta accelerando la crisi climatica. In un comunicato stampa, Legambiente di Schio ha espresso preoccupazioni profonde, mettendo in luce gli effetti devastanti di un altro intervento urbanistico che comporterà la perdita di 16.000 metri quadrati di suolo naturale.

“Il suolo è una risorsa finita”

Legambiente  non ha usato mezzi termini per descrivere la situazione. “Ogni metro quadrato di suolo consumato è un danno irreversibile per l’ambiente e per la qualità della vita delle persone. La costruzione di questo nuovo supermercato a Schio è solo l’ennesima aggressione a una risorsa che, come dimostrato dalle ricerche scientifiche, sta diventando sempre più scarsa. Siamo già in una situazione critica, con un Veneto che, purtroppo, continua a essere il secondo in Italia per consumo di suolo.”

Il dato è preoccupante: il suolo impermeabilizzato, che non permette l’assorbimento dell’acqua e contribuisce all’intensificarsi dei fenomeni estremi come alluvioni e ondate di calore, rappresenta ormai quasi il 40% della superficie del territorio di Schio. La nuova costruzione, che prevede la perdita di un’area equivalente a oltre due campi da calcio, non sembra dunque rispondere a una reale necessità di sviluppo, ma a una logica esclusivamente economica che non tiene conto delle emergenze climatiche.

“Un territorio già sotto stress”

Ma non è solo il dato quantitativo a preoccupare Legambiente sezione scledense. La qualità del territorio, già messo a dura prova, sembra destinata a peggiorare. “A Schio siamo ormai oltre il limite di sovrasfruttamento del suolo. L’area interessata dal progetto è a pochi passi da un supermercato già esistente, che sarà dismesso, eppure si decide di costruirne un altro. L’aggravante è che il nuovo edificio non prevede alcuna compensazione, né dal punto di vista della rinaturalizzazione del suolo né per quanto riguarda le misure di contrasto al surriscaldamento urbano”.

Il problema del caldo estremo, infatti, è uno degli effetti più tangibili del consumo di suolo. Le aree impermeabilizzate, come quelle che sorgeranno attorno al nuovo supermercato, diventano dei veri e propri “deserti di calore”, con temperature che possono aumentare fino a 10 gradi rispetto alle zone verdi circostanti. “Abbiamo bisogno di città che siano più resilienti agli eventi estremi. Ogni intervento che consuma suolo senza lasciare spazio a soluzioni verdi è un passo indietro”, affermano gli ambientalisti

Non solo l’ambiente, ma anche l’economia ne risente. Secondo i dati dell’ISPRA, ogni ettaro di suolo consumato ha un valore economico, derivante dalla perdita dei cosiddetti servizi ecosistemici che il suolo naturale offre: stoccaggio del carbonio, purificazione dell’acqua, impollinazione, e molto altro. Si parla di circa 88.000 euro all’anno per ogni ettaro perso. “In pratica, la costruzione di questo supermercato costerà a Schio oltre 140.000 euro all’anno in termini di danni economici legati alla perdita di suolo e di tutti i suoi benefici”, sottolinea Legambiente Schio.

E mentre il costo di questi danni è facilmente calcolabile, la “spesa” per l’ambiente e per la comunità resta invisibile nei bilanci pubblici. “Nel periodo 2013-2023, in Italia sono stati spesi oltre 13 miliardi di euro per far fronte alle emergenze climatiche, eppure continuano a essere approvati progetti che aggravano la situazione, come quello di Schio. È come se non volessimo vedere il problema, nonostante sia ormai sotto gli occhi di tutti”, commenta l’attivista.

La richiesta ad  amministratori e investitori

Legambiente non si limita a denunciare l’accaduto, ma chiede un cambio di rotta urgente. “È il momento che le amministrazioni locali e gli investitori privati comincino a mettere al primo posto l’interesse collettivo. Non basta dire che un progetto è conforme alle norme: le norme devono essere aggiornate, devono tener conto dell’emergenza climatica. Le decisioni urbanistiche devono rispondere a principi di responsabilità sociale e ambientale, e non solo economica”, conclude.

Nel suo appello, Legambiente richiama anche l’articolo 41 della Costituzione italiana, che stabilisce che l’attività economica deve essere orientata al benessere collettivo. “Ogni decisione che consumi suolo, che minacci la nostra qualità della vita e il nostro futuro, va presa con la massima responsabilità. È ora che anche i cittadini, insieme alle amministrazioni, dicano basta al consumo di suolo”.