Domani in molti tornano al lavoro e da Regione Veneto arriva un aggiornamento che fa ben sperare che si rituffa nella routine quotidiana. Con 1.931 contratti di secondo livello il Veneto è la terza regione in Italia, alle spalle di Lombardia ed Emilia Romagna, per stipula di contratti integrativi, aziendali o territoriali.

Un contratto su 7, tra quelli di secondo livello in Italia, è sottoscritto da aziende e lavoratori veneti. Una sorta di primato, messo a segno in particolare nell’ultimo anno, con ben 1.063 accordi aziendali e 219 territoriali firmati nel 2015. “E’ il lusinghiero risultato di un cambiamento culturale promosso e accompagnato dalla Regione Veneto e dalle sue parti sociali – ha dichiarato l’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan, commentando i dati del ministero del Lavoro, diffusi oggi dal più importante quotidiano economico nazionale – In Veneto il welfare negoziato ha trovato un ambiente favorevole, così come testimonia il successo di esperienze che amo definire  ‘finanza etica’ o ‘di secondo livello’ (in analogia alle forme contrattuali), come il Fondo Solidarietà Veneto, fondo pensionistico e di investimento sostenuto dai versamenti volontari di lavoratori e datori di lavoro. La normativa nazionale e i vantaggi fiscali hanno sicuramente incentivato il ricorso alla contrattazione di secondo livello – ha continuato analizzando l’assessore – ma in Veneto questa forma di “economia sociale “, di tipo partecipativo, ha radici antiche e profonde che affondano nella cultura cattolica e in una cultura del lavoro fondata sulla responsabilità condivisa. La crisi, poi, ha sicuramente contribuito a modificare anche tra i più giovani le relazioni industriali e rigidità tipiche di altre stagioni sindacali e ha rafforzato la convinzione, e l’esperienza diretta, che vede il successo (o insuccesso) di un’azienda dipendere in modo preponderante dalla responsabilità di ognuno. Come Regione Veneto – ha proseguito Elena Donazzan – abbiamo sostenuto e sin da prima dell’inizio della crisi questo modello partecipativo, di solidarietà non assistenzialistica fondata sull’attiva partecipazione dei dipendenti, prevedendo con i fondi Fse 2007-2013 incentivi alla redistribuzione degli utili, sotto forma di premi o di welfare aziendale. E continueremo a farlo con i nuovi bandi del FSE 2014-2020 dedicati alle azioni di “responsabilità sociale”: per questa misura il Programma operativo regionale stanzia 15 milioni di euro nel settennio in corso, destinati a incentivare le aziende che sperimentano ‘buone prassi’ di partecipazione, welfare, cogestione. L’obiettivo è riuscire a coinvolgere entro il 2020 almeno 65 mila lavoratori in forme di condivisione sociale degli utili di impresa”.

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