Lavori utili ai profughi perché contribuiscano con le proprie forze al loro mantenimento e partecipino in modo concreto al ‘bene comune’.
L’argomento è in discussione in questi giorni su tutti i media nazionali. E pensare che nell’Alto Vicentino questa pratica è in vigore già da tempo, da quando i comuni hanno cominciato a farsi carico dei migranti cercando di integrarli nel contesto sociali nel quale si trovano a vivere.
La scelta di far lavorare i profughi che risiedono nei vari comuni, dando loro occupazioni che rientrano nella categoria ‘lavori utili’, non è solo una ‘prassi’ adottata dai comuni che hanno aderito firmato con la prefettura il protocollo d’intesa per la distribuzione nei vari comuni di due profughi ogni mille abitanti. Per queste amministrazioni infatti, far lavorare i migranti è parte dell’accordo e significa dar loro un ruolo nella società, insegnando contemporaneamente usi e abitudini lavorative, lingua e tutto quel che riguarda le usanze locali per far sì che si inseriscano nello strato sociale nel modo corretto.
Ci sono infatti anche comuni, come Torrebelvicino, che pur non avendo sottoscritto il documento con il prefetto Eugenio Soldà, si sono attivati per non lasciare i migranti con le mani in mano, impiegandoli in piccoli lavori manuali fondamentali per il mantenimento del ‘bene comune’.
Giovanni Casarotto, sindaco di Thiene, spiega: “Anche nel mio comune i profughi lavorano. Succede già da tempo, fin dal loro arrivo. Non si vedono spesso in giro, ma garantisco che lavorano eccome. Si occupano di lavori di imbiancatura delle pareti, giardinaggio, mantenimento degli edifici pubblici e delle strade”. E alla domanda se questi giovanotti rubino il lavoro a qualche padre di famiglia disoccupato che potrebbe guadagnarci qualcosa, il primo cittadino risponde: “E’ un lavoro che fanno a titolo completamente gratuito. Spesso abbiamo proposto a qualche thienese in difficoltà di avere questi piccoli impieghi in cambio di agevolazioni che il comune può proporre, ma la risposta è stata negativa”.
Di diverso avviso Valter Orsi, sindaco di Schio, che ha commentato: “Non mi preoccupo del presente, penso piuttosto al futuro. Con l’amministrazione facciamo di tutto per aiutare gli scledensi in difficoltà e non abbiamo modo di intervenire per tutti. Per quanto riguarda i profughi, ora possono anche svolgere lavori a titolo gratuito e fare la loro parte, ma io penso a quando il contributo europeo non sarà più garantito e i migranti finiranno in carico dei comuni nei quali hanno la residenza. E’ un problema che ho sollevato anche con la Regione e la Prefettura e spero che qualcuno cominci ad intervenire prima che succeda quello che io temo. In tal caso, sarebbe una ripercussione tragica per i servizi sociali locali”.
Assolutamente favorevole a impiegare i migranti in lavori utili è Franco Balzi, sindaco di Santorso e promotore del protocollo d’intesa proposto alla Conferenza dei Sindaci della Ulss 4. “Mi fa sorridere che si affronti l’argomento ora. A Santorso questa pratica è già in vigore da due anni, così come in altri comuni. A Santorso sono tre le persone coinvolte, tra Villa Miari, la squadra degli operai e la gestione dell’ecocentro. In tutto sono state coinvolte una decina di persone. Il loro lavoro è gratuito – ha continuato – ed è molto apprezzato dai colleghi che li affiancano e anche i cittadini hanno avuto modo di esprimere valutazioni positive. Non si tolgono opportunità ai cittadini italiani, perché i migranti intervengono nei lavori che non potremmo sostenere perché non ci sono le risorse. In sintesi – ha concluso Balzi – i profughi in questo modo rappresentano una risorsa per la pubblica amministrazione e per loro lavorare è una grande opportunità”.
Anna Bianchini