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Da Thiene a Cracovia per la GMG. Giovanna Berti: “Noi giovani possiamo cambiare il mondo”

Le bandiere di tutto il mondo che sventolano sovrapponendosi nel cielo di Cracovia e un gruppetto di thienesi presenti per dimostrare che i giovani sono tutti uguali.

Sono partiti in pullman da Thiene e per due settimane hanno soggiornato in Polonia, la terra natale di Giovanni Paolo II, il Papa che nel 1985 diede inizio all’appuntamento solenne con la ‘Giornata Mondiale della Gioventù’.

Giovanna Berti, stedentessa 18enne di Thiene, ha iniziato la sua avventura il 19 luglio con un nutrito gruppo di amici della parrocchia del Duomo. “Siamo partiti felici, ognuno con la sua storia ma tutti accomunati dallo stesso spirito di fede”.

Due settimane ricche di esperienze di vario tipo, che hanno toccato il cuore dei ragazzi. Messi a confronto con una realtà diversa dalla loro, con gente di ogni nazionalità e gettati in un miscuglio di lingue incomprensibili, i giovani hanno vissuto intensamente la Polonia e il significato della giornata mondiale della gioventù.

“La prima settimana siamo stati ospitati dalle famiglie della comunità di Bielsko-Żywiec nella città di Cieszyn – ha raccontato Giovanna Berti – Il mio pullman era composto da ragazzi della parrocchia del Duomo, Piovene e Caltrano, partito assieme ad altri pullman della diocesi di Padova. Le giornate erano scandite da varie attività. Per esempio abbiamo fatto una serie di workshop su cibo e musiche tipiche polacche oppure un’escursione sul Monte delle Beatitudini”.

Un tuffo in una cultura straniera, come stranieri erano i ragazzi nella terra del ‘Papa venuto da lontano’, come di era definito Karol Wojtyla. Ma dentro i loro cuori l’istinto di sentirsi a casa, come è giusto che sia per un giovane che ha voglia di pace e considera il mondo intero una ‘grande casa’.

“Nella seconda giornata abbiamo visitato i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau, prendendo come riferimento la figura di Massimiliano Kolbe – ha continuato la giovane studentessa – Le riflessioni nate da questa giornata, che mi hanno sicuramente lasciato un segno, non miravano solo a ricordare le numerose vittime della Shoa, ma rapportandoci al tempo che stiamo vivendo, abbiamo ricevuto degli spunti per riflettere sull’immigrazione, considerando l’immigrato come un uomo ebreo del secolo scorso”.

Una visita non facile, perché la vista dei campi di concentramento, lascia un solco profondo anche nei cuori più duri.

“In qualità di giovani, ci siamo sentiti addosso la responsabilità di poter cambiare le cose – ha sottolineato Giovanna Berti –  Possiamo abbattere i pregiudizi ed eliminare queste forme di razzismo. Interessante è stato anche il giorno dell’Impegno Sociale. Siamo stati suddivisi in vari gruppi per sperimentare le 7 opere di misericordia corporali. Di questa prima settimana ricorderò sicuramente l’accoglienza che ci è stata offerta dalle famiglie polacche. Io ero ospite di una signora anziana. La difficoltà più grande è stata quella della comunicazione, per le lingue diverse, purtroppo l’inglese non lo sapeva. Anche se facevamo fatica a capirci, di sicuro quello che ci siamo scambiate è stata la felicità di vivere questa esperienza, lei mettendo a disposizione la sua casa e io come pellegrina, e la fede che, anche se di età diverse e quindi con modi diversi di credere, ci conduceva ad un’unica destinazione”.

E anche la seconda settimana non è stata da meno in fatto di esperienze. Giovanna Berti ha continuato il suo racconto: “La seconda settimana era organizzata da delle catechesi al mattino tenute dal vescovo Claudio e dalle celebrazioni nel pomeriggio. Abbiamo alloggiato in una scuola di Proszowice. Un’emozione grande è stato il primo giorno a Cracovia. Vedere tantissimi giovani camminare per le strade e ogni volta che ci si incontrava si alzava la bandiera, ci si batteva il cinque e ci si scambiavano migliaia di sorrisi. Le Messe, la Via Crucis e la Veglia sono state altrettanto toccanti sia per i discorsi tenuti dal Papa e sia per l’atmosfera e la magia che si era creata solo per il semplice fatto di essere presente lì. Per me ‘Giornata Mondiale della Gioventù’ significa l’incontro di milioni di volti di nazionalità e la propria storia ma tenuti uniti da un’unico spirito, che è quello della fede. Ciascuno ha affrontato le proprie fatiche – ha concluso la ragazza – Il caldo, la fame, la stanchezza ci hanno messi a dura prova, ma si vedeva come in realtà davanti a Dio siamo tutti fratelli, pronti ad aiutarsi e sostenersi. Sono state due settimane molto impegnative ma sarei pronta a ripetere questa esperienza immediatamente”.

Anna Bianchini