Mentre aumentano le scintille tra Roma e Vienna per la drastica decisione di non riaprire i confini con l’Italia, in ‘terra nostra’ c’è chi la condivide al punto da suggerirla anche per il nostro ‘bel paese’. E’ il virologo Andrea Crisanti, direttore Microbiologia e Virologia dell’ Università di Padova. Colui che ha avuto gli onori della cronaca per aver arginato il focolaio di Vo’ , dove sta conducendo uno studio di fama internazionale con la somma di 2milioni di euro. Crisanti è il fiore all’occhiello del Veneto. Colui che ha denunciato i manager della Sanità Veneto, che inizialmente lo avrebbero intralciato, per poi, a suo dire, prendersi i meriti del successo che ha fatto balzare la nostra regione al primo posto per come ha affrontato e spento (almeno per il momento) l’emergenza Coronavirus.
Ancora una volta, il ‘cervello’ non ha peli sulla lingua quando si tratta di dire quello che ritiene giusto, forte non solo dei suoi successi professionali, ma anche di quella fama, che ora lo sta portando ad essere super corteggiato da realtà sanitarie di oltre Stivale.
‘Io penso che l’Austria faccia bene, ci sono ancora un sacco di casi anche in Italia – ha detto durante la trasmissione di Rai 3 Agorà – l’Austria ha investito quanto noi per eliminare il virus e non vedo perché debba correre il rischio di importare nuovi casi senza rafforzare le misure di controllo. Questa è una cosa seria e io penso che anche noi dovremmo farlo verso tutti quei paesi in cui l’epidemia è ancora attiva, come l’America o il Sud America’.
Crisanti ha inoltre criticato le dichiarazioni rilasciate alla stampa in questi giorni, dal primario del San Raffaele di Milano, direttore della terapia intensiva Alberto Zangrillo che ha parlato di ‘un virus clinicamente sparito ‘. ‘Avrei voluto vedere Zangrillo la prima settimana di gennaio a Vo’ Euganeo, come avrebbe definito la situazione. Questo virus ancora non lo comprendiamo bene, non comprendiamo perché c’è un numero così elevato di asintomatici e non comprendiamo perché a un certo punto, raggiunta una soglia critica, le persone cominciano ad ammalarsi in modo così grave, con conseguenze così devastanti. In questo momento c’è poca trasmissione, ma non significa che non ci sia pericolo. Non esiste un rischio zero’
N.B.