Shopping in ripresa? Finalmente sì, ma solo per le ‘spese grosse’. Lo sostengono i numeri dell’Ufficio Studi di Confcommercio, che ha reso noto uno 0,8% di ripresa sui consumi a livello nazionale, con un 2,5% nel settore delle auto e un 1% per alberghi e servizi.
Numeri non importanti ma se si vuole vedere il bicchiere mezzo pieno, si tratta pur sempre di un segnale positivo. Automobili, vacanze e cene al ristorante sono in prima posizione nel mondo della ripresa, mentre rimangono ‘in panchina’ abbigliamento, scarpe, servizi per la casa e alimentari. Il trend nazionale si riflette nell’Alto Vicentino, con tante targhe nuove in circolazione e supermercati che invece lamentano ancora la crisi.
“I numeri segnalano una tendenza in positivo – ha commentato Emanuele Cattelan, presidente di Confcommercio del Mandamento di Thiene – ma io non
Con aziende che continuano a chiudere e nuclei familiari sofferenti a causa della mancanza di lavoro, il problema del calo dei consumi pare non riuscire a risolversi in tempi brevi. Secondo i dati di Confcommercio, agli attuali tassi di crescita, solo tra 15 anni si tornerà al Pil procapite del 2007 e il livello di spesa delle famiglie dovrà attendere il 2030 per rialzarsi. Sono un doppio tasso di crescita riuscirebbe ad accorciare i tempi, facendo intravedere spiragli di luce entro 6-8 anni.
“Più che di una ripresa vera e propria si tratta di uno stop al negativo degli ultimi anni – ha sottolineato Guido Xoccato, presidente di Confcommercio del
Secondo Confcommercio “Le difficoltà di tornare ai livelli pre-crisi arrivano anche da un contesto altamente penalizzante in cui operano le imprese”. Mettendo infatti a confronto alcuni indicatori di Italia, Austria e Germania, si rileva con facilità che per gli imprenditori italiani è più difficile lavorare e di conseguenza dare lavoro.
“I tempi della giustizia, la pressione fiscale, i costi di gestione, la contraffazione e l’abusivismo si associano ad una difficoltà a sfruttare le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie – ha spiegato l’Ufficio Studi Confcommercio – La capacità del tessuto imprenditoriale dei servizi di mercato si è ridotta in maniera significativa, mostrando, tra iscrizioni e cancellazioni di imprese nei registri delle Camere di Commercio, un saldo negativo importante”.
Anna Bianchini