Banca d’Italia acquirente delle azioni a prezzo pieno, ricorso alla Corte Costituzionale, Regione Veneto azionista di maggioranza e scissione della Banca Popolare di Vicenza.
Sono questi gli ‘ingredienti’ della ricetta del Movimento 5 Stelle che ha posizionato la lente d’ingrandimento sulla banca più ‘chiacchierata’ della provincia.
‘Chiediamo tutela, vogliamo risposte, facciamo proposte’ è il titolo dell’incontro che il Movimento 5 Stelle ha tenuto ieri a Vicenza con gli azionisti, per cercare insieme soluzioni e valutare il da farsi per il prossimo futuro.
I pentastellati non sono stati con le mani in mano e hanno elaborato 4 proposte per tutelare gli azionisti della banca che per anni è stata il punto di riferimento per l’economia del territorio. Una banca definita ‘inaffondabile’ fino poco tempo fa e che, nel momento in cui avrebbe dovuto dimostrare la sua inaffondabilità, come il Titanic si è scontrata con la realtà. Le azioni, dal valore incrollabile, sono crollate confrontandosi con il valore del mercato e la ‘nave’ dell’ex presidente Zonin non ha potuto mantenere l’onda.
Il Movimento 5 Stelle ha puntato il faro sulle possibilità di agire. Secondo la prima proposta del Movimento 5 Stelle, la Banca d’Italia, definita “colpevole e connivente”, dovrebbe acquistare le azioni della banca a 62,50 euro, cioè l’ultimo valore attribuito ai titoli prima della svalutazione. In questo modo Banca d’Italia diventerebbe prima azionista e dovrà poi essere commissariata e tornerà sotto il controllo del Ministero dell’Economia e delle Finanze. La seconda proposta prevede il ricorso alla Corte Costituzionale contro la sospensione del diritto di recesso e gli azionisti potranno in tal modo recede chiedendo di essere rimborsati delle azioni stimate 48,00 euro, ultimo prezzo stabilito dall’assemblea. La terza proposta sostiene che Regione Veneto contragga un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti della durata di 30 anni, rilevando le azioni dei soci e diventando azionista di maggioranza. L’ultima proposta invece prevede la scissione della Banca Popolare di Vicenza in 6 piccole banche popolari con attivi inferiori agli 8 miliardi, evitando così l’obbligo di trasformarsi in Spa (Società per Azioni) e di dover quotare le azioni in borsa. “Se la Banca Popolare di Vicenza si scindesse in
Banca Popolare del Sud (Banca Nuova, Sicilia), Banca Popolare Toscana (ex Cariprato, Toscana), Banca Popolare Gardenese e Ovest Lombardia (ex sportelli UBI Banca e Intesa), Banca Popolare Friulana (ex Popolare di Udine, Tarcento e quant’altre), Banca Popolare dell’Altopiano dei Sette Comuni e Banca Popolare Vicentina avremmo 6 banche tutte da 7 miliardi di attivi. In questo modo non sarebbe necessario quotarsi in borsa e il territorio avrebbe nuovamente le sue banche del territorio”.