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Arsiero. Diocesi e Caritas in aiuto ai profughi di Tonezza: ‘Non possiamo voltarci dall’altra parte se siamo cristiani’

‘ Non possiamo voltarci dall’altra parte dinanzi ad un’emergenza come questa, se siamo cristiani’. Una netta presa di posizione in difesa della ‘logica della fraternità e non dell’indifferenza’ è uscita dall’incontro organizzato da don Roberto Xausa della parrocchia di San Michele nel patronato di Arsiero , al quale hanno preso parte la Cooperativa ‘Con te’ di Quinto Vicentino che ha in carico i 52 profughi stanziati a Tonezza e Giorgio Fede, gestore del Belvedere, l’albergo che li ospita dal 25 giugno.

 

Si tratta dell’unico vicariato (che comprende le parrocchie di Arsiero, Pedemonte, Valdastico, Posina, laghi, Velo d’Astico e Tonezza) che abbia programmato una riunione specifica per la questione profughi. E’ il primo segnale che anche i cattolici vogliono dire la loro su quelli che considerano prima di tutto esseri umani, nell’unica realtà del vicariato, Tonezza, ad essere sotto la lente per aver accolto i clandestini africani.

 

Nelle intenzioni dei religiosi c’è quella di ‘non voler discutere la questione troppo ampia dell’immigrazione’ ma semplicemente di capire cosa deve fare un buon cristiano per creare una vera integrazione all’interno della comunità, siano i profughi cristiani o mussulmani.

 

‘La prefettura ci ha contattati direttamente – ha raccontato Anna Dal Maistro, operatrice della Cooperativa ‘Con te’, che si occupa di persona quotidianamente dei profughi residenti a Tonezza – e noi abbiamo avuto la disponibilità di Giorgio Fede. Il nostro compito è quello letteralmente di rieducarli e di garantire loro dei servizi con i 35 euro al giorno stanziati per loro. Tra questi vitto e alloggio, tre lezioni alla settimana di italiano, un ‘pocket money’ giornaliero di 2,50 ciascuno, scarpe e vestiti’.

 

L’incertezza della ‘sorte’ dei profughi è cosa risaputa: a Tonezza ci resteranno comunque minimo 10 mesi, in attesa che si riunisca una commissione (che avrà sede a Verona ma non è ancora attiva) con lo scopo di decidere se dare loro lo status di rifugiati, necessario per mantenere il permesso di risiedere nella Comunità europea.

 

Il moderatore della serata, don Giovanni Sandonà, delegato della Caritas per il Triveneto, ha ammonito invece la Cooperativa a non ‘farne solo una questione di guadagno’. ‘Dovete farli arrivare – si è espresso il religioso rivolto alla Dal Maistro – preparati all’esame per la commissione. Se gli viene revocata l’accoglienza, dove andranno? A questo punto cesserà il discorso economico e non avranno un posto dove andare’.

 

Ma che cosa può fare di utile per loro la comunità cristiana? Fedeli e religiosi sono d’accordo: devono agire in prima persona per creare un clima di fraternità ed accoglienza, per non favorire quella che definiscono ‘la cultura del conflitto’. Il vicariato di Arsiero dovrà impegnarsi a mettere a disposizione alcune persone provenienti da ogni parrocchia che dovranno occuparsi di integrare i profughi, tutti giovani tra i 18 e i 30 anni, nella comunità del paese.

 

‘Gli ho insegnato a mangiare con la forchetta – ha invece raccontato Giorgio Fede – perché molti di loro quando sono venuti qua mangiavano solo con le mani. Gli ho dato delle regole ben precise e per adesso le stanno seguendo, anche perchè a differenza di certe città come Vicenza, fuori non hanno l’opportunità di trovare le cosidette ‘cattive compagnie’. In generale mi aiutano a preparare le tavole e cercano di darmi una mano. Sono però molto stupito e amareggiato che molti di quelli che si dicono cristiani e vanno a messa tutte le domeniche appena li vedono si girano dall’altra parte’.

 

 

Marta Boriero