Dopo essere stati espropriati per permettere la realizzazione di una centralina idroelettrica sul Rio Tovo, affluente dell’Astico, 55 cittadini si preparano a dare battaglia contro il progetto di costruzione sul torrente scrivendo una lettera alla Regione. “Abbiamo saputo del tutto solo dieci giorni fa – afferma la portavoce Barbara Gleria – dato che nessuno si è degnato di informarci in questi mesi”. Immediata la replica della società idroelettrica che afferma “Il progetto è stato validato dalla Regione”.

Ormai fatti del genere sono quotidiani, data la miriade di richieste di sfruttamento idroelettrico su torrenti a malapena in grado di avere acqua a sufficienza per non restare secchi, che si aggiungono alle decine di impianti già presenti sui corsi d’acqua delle Prealpi venete. Ma i residenti in prossimità del Rio Tovo non ci stanno. “Il torrente ha una portata estremamente esile – prosegue Gleria – dato che subisce anche il prelievo dell’acquedotto di Arsiero”. Il gruppo di cittadini si oppone quindi al progetto presentato da Impianti Astico, impresa presieduta dal Sindaco di Velo d’Astico Giordano Rossi, che prevede la presa a quota 600 metri dove un tubo interrato porterà l’acqua sino ad altezza 440 in località Castana, ove sorgerà la centralina.

“Il bacino d’acqua è di appena 3,5 chilometri quadrati – aggiunge – ma la stessa Regione con delibera di Giunta del 23-12-15 dice che non bisogna che le centraline prelevino da corsi d’acqua con bacini inferiori a 10 chilometri quadrati. Non è un motivo sufficiente per bloccare lo scempio, dato che non  è ancora stato autorizzato in modo definitivo?”.

Dall’altro lato Rossi difende l’opera a spada tratta. “Abbiamo seguito tutte le procedure del caso – commenta – iniziando due anni fa con un’assemblea pubblica. Ci sono state ispezioni che hanno accertato il rispetto del deflusso minimo vitale”. In seguito l’esame del progetto da parte della Commissione di VIA (Valutazione Incidenza Ambientale) ha stabilito che questo provvedimento non è necessario, non ritenendolo eccessivamente impattante sull’ambiente, spianando la strada all’approvazione finale. “Ci lavoriamo da due anni – conclude – non si può fermare tutto solo perché i proprietari non vogliono la centrale davanti a casa loro”.

 

Federico Pozzer

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