“Mi appello ai genitori specie a quelli soli come me che devono lavorare più di 8 ore al giorno e non hanno il tempo e la possibilità di seguire i figli come vorrebbero: non lasciate i vostri ragazzi da soli in balìa di internet e soprattutto siate onesti e schietti nel confrontarvi con loro sui rischi delle piattaforme che promettono soldi facili in cambio di foto o video solo apparentemente innocenti. E’ l’inizio della fine”.

A parlarne pur chiedendo un comprensibile rispetto della privacy è Mara (il nome è di fantasia) che risiede in un comune dell’alto vicentino con il figlio 16enne: da due anni è separata dal marito e per sbarcare il lunario dopo un lavoro da operaia in un’azienda tessile, per tre sere alla settimana fa l’aiuto barista in un locale dell’hinterland scledense.

Luca (anche il suo nome è di fantasia) frequenta il terzo anno in un istituto tecnico, ha una passione sfrenata per il calcio che pratica in una squadra Juniores ed è un ragazzo che, anche grazie alle tante ore di allenamento, non passa inosservato per il fisico scolpito. Certo, la genetica ha contribuito: basta vedere la sua mamma per capire da dove arrivano quegli occhi verdi intensi incorniciati da una folta chioma riccia e un po’ arruffata grazie ad una buona passata di pasta modellante per renderli più stilosi.

Un adolescente di poche parole, solita compagnia di amici da molti anni a questa parte, niente quindi di cui preoccuparsi più di tanto fino alla scoperta pochi mesi fa: “Nonostante i trascorsi come coppia, Luca non ha mai dato problemi. Certo la sofferenza c’è stata” – confida la mamma – “ma ha mostrato grande maturità ed io ho cercato di spiegargli che se finisce l’amore tra uomo e donna, certo non ha mai termine quello dei genitori verso il proprio figlio. Ma un giorno tutto mi è crollato addosso. Un’amica mi dice che sua figlia ha riconosciuto Luca su OnlyFans, praticamente senza vestiti. Neanche sapevo cos’è, ma ho subito capito la gravità della cosa che mi ha paralizzato al punto da non riuscire a dirgli niente per giorni interi”.

Giornate colme di interrogativi e di paure per la donna che ha spiegato come la ragazza che ha raccontato il fatto non fosse in realtà lei stessa ad aver visto direttamente Onlyfans, ma che avrebbe saputo tutto da altri che le avrebbero girato degli screenshot piuttosto eloquenti.

OnlyFans è un sito di condivisione di foto e video su abbonamento in cui è tutt’altro che difficile imbattersi in contenuti pornografici: nonostante i gestori della piattaforma nata in Inghilterra abbiamo elevato gli standard di sicurezza per evitarne l’accesso ai minori, bastano pochi escamotage  e un po’ dimestichezza col pc per bypassare l’ostacolo e catapultarsi in un mondo dove i contatti sono virtuali, ma i denari si guadagnano realmente: “Quello che più mi spaventava” – confessa Mara – “è che mio figlio potesse entrare in giri strani e potesse fornire elementi utili a raggiungerlo fisicamente. Mi sono fatta mostrare qualcosa grazie ad un tecnico informatico, ma gli ho chiesto di fermarsi . Troppo, veramente troppo per me. In nome dei soldi ormai si fa tutto e sono convita esista un problema diffuso a livello giovanile per cui in cambio di una maggiore disponibilità economica si fa qualunque cosa: quando ho trovato la forza per parlargliene assieme al mio ex, Luca è scoppiato a piangere e mi ha abbracciato forte. Ha detto che lo ha fatto perchè voleva potersi permettere qualcosa in più senza pesare su di me. Cose futile: uno smartphone nuovo, un paio di scarpe, una felpa. Assurdo. Penso abbia capito e ora ci stiamo facendo aiutare grazie ad un supporto psicologico, ma credetemi, è stata durissima”.

Una storia col lieto fine se non fosse che quelle immagini di nudo potrebbero essere state scaricate e continuare a girare anche a sfregio di chi veramente, come Luca, ha deciso di voltare pagina: situazioni che sono più diffuse di quanto si pensi con migliaia di giovani pronti a giurare che sì, meglio guadagnare soldi facile mostrandosi in atteggiamenti equivoci e coperti del minimo indispensabile piuttosto che sedersi nella scrivania di un ufficio, fare la commessa o impegnarsi come operaio in cantiere per 8 ore al giorno.

E pensare che in pochi veramente ci guadagnano: pochi che, come nel caso della nota “professoressa di corsivo” al secolo Elisa Esposito hanno rivelato una profonda prostrazione psicologia per quello che alcuni esperti non risparmiano di ritenere una sorta di ‘prostituzione digitale’.

Tanto su cui riflettere, senza pregiudizio, ma con la volontà di non fermarsi alle dichiarazioni d’intento, perchè un dato è certo: molto dipende dalla solitudine che social e internet hanno creato inibendo relazioni umane troppo importanti anche come scudo contro una selva fatta di promesse di  scalate verso ipotetiche vette dove arrivare senza troppi scrupoli. Un attimo prima di sprofondare nel baratro.

M.Z. (foto generica dal web)

 

 

 

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