Il passato diventa futuro per un edificio che incarna la storia di Schio, la Fabbrica Alta. Questa è la grande sfida dell’amministrazione di Valter Orsi per ‘rigenerare’ un complesso immobiliare abbandonato in stato indecoroso da troppo tempo, splendido esempio di archeologia industriale.
“Io voglio che la Fabbrica Alta diventi il futuro di Schio – ha esordito il sindaco di Schio Valter Orsi alla conferenza stampa di stamattina – dopo averne rappresentato il laborioso passato. Dobbiamo decidere cosa fare di un edificio e di una vasta area che è stata un punto importantissimo per l’evoluzione della nostra città, immobile che io vedo come una vera e propria porta del tempo per un rilancio a tutti gli effetti, non solo strutturale”.
Nascono quindi oggi una serie di progetti, ha spiegato ancora il sindaco, il cui studio dettagliato è stato affidato ad un comitato tecnico scientifico composto da diverse professionalità, per definire tempi e soprattutto modi di un rilancio economico e culturale dell’aerea a beneficio di tutti i cittadini. “Con questo Comitato – ha voluto precisare Orsi – siamo usciti dallo schema classico in cui è la politica che decide cosa fare dei luoghi, che intanto basti restaurarli senza avere ben chiaro, già prima di cominciare, cosa saranno e anche come si sosterranno economicamente nel futuro. Non è più tempo per questa logica di intervento, e non solo perché di risorse pubbliche ce ne sono meno. Solo se la Fabbrica Alta riuscirà ad auto-sostenersi sarà veramente viva”.
‘Sono stati molti – ha commentato Fabrizio Panozzo, professore associato di Management all’università Ca’ Foscari di Venezia e presidente del comitato – i progetti che potremmo definire simili al nostro, ma molti sono risultati fallimentari, e dobbiamo partire proprio da questi per non incorrere negli stessi errori. Non serve a niente ristrutturare i muri dello stabile, se poi non si crea una rete di imprenditori che daranno il necessario valore aggiunto. Solo ciò far sì che questi spazi abbiano veramente nuova vita. Noi non sappiamo cosa diventerà questo posto, e paradossalmente non vogliamo saperlo, sarà la comunità a deciderlo’.
A lavorare al progetto ci saranno altre personalità di spicco della cultura vicentina, alcuni con una curriculum internazionale. Bernardetta Maria Ricatti, ex docente di lettere ed esperta di storia dell’architettura ed urbanista, Fiorella Bulegato, professore associato di pianificazione e progettazione all’Università IUAV di Venezia, Roberta Comunian, docente di ‘Cultural & Creative industries’ al King’s College di Londra, Emilio Mengato, architetto di Schio, Giovanni Petrini, esperto di rigenerazione culturale ed impresa creativa, Laura Dalla Vecchia, imprenditrice di Schio.
In particolare la Comunian ha sottolineato l’importanza, in questo tipo si progetto, di comunicare con l’ambiente locale. ‘Non avrebbe nessun senso – ha detto – un’opera disconnessa dal contesto culturale e sociale di Schio. L’edificio non può essere chiuso ma creare attorno a sé una rete sociale ed un dialogo con la popolazione’.
A luglio ci sarà il primo vero momento di confronto tra i membri del comitato. Sarà essenziale tirare le fila di un progetto complesso. Nessuno si culla nell’illusione che un giorno la fabbrica alta tornerà con certezza a vivere, ma le premesse ci sono tutte. Fermo restando, dicono gli scienziati del Comitato, un confronto coi cittadini di Schio sulle reali esigenze della comunità.
Marta Boriero