“All’ospedale di Asiago un paziente che doveva subire un intervento chirurgico è stato rimandato indietro poiché in sala operatoria c’era solo l’anestesista e mancava tutto il resto dell’équipe medica”. Cristina Guarda, consigliere regionale Civica per il Veneto, denuncia un episodio che la porta, ancora una volta in pochi giorni, sull’Altopiano, per fare luce su una Sanità locale che a suo dire “sta perdendo pezzi”. Dopo la denuncia della messa in vendita all’asta dell’immobile di Mezzaselva, fino a pochi anni fa simbolo di un’eccellenza sanitaria del territorio, Cristina Guarda vuole vederci chiaro e fare qualcosa anche per chiarire a che punto siano le liste d’attesa nella fase 2 del post covid, con gli ospedali che stanno riprendendo la normale operatività.
Liste d’attesa post-covid
“Se l’emergenza covid-19 ha fatto un passo indietro, ora si ripropone il problema delle liste d’attesa”. Cristina Guarda ha denunciato un “ingolfamento” delle liste nella fase di recupero delle visite non urgenti, che erano state interrotte durante la fase acuta della pandemia, quando le prestazioni che potevano essere posticipate hanno subito uno slittamento a data da destinarsi.
“C’è evidentemente un’emergenza ben più seria di quella, ormai alle spalle, del Covid-19 – ha spiegato – E’ quella delle liste d’attesa e dei contraccolpi del lockdown sul resto della sanità veneta. Lancio una provocazione precisa al presidente Luca Zaia. Credo sia giunta l’ora di uscire dal bunker della Protezione Civile, da dove parla per il consueto punto stampa, più di pulcini, disegni dei bambini e compleanno di centenari, piuttosto che delle misure di contrasto al coronavirus. Mi piacerebbe che il presidente Zaia andasse, dove sarò io nei prossimi giorni, cioè all’ospedale di Asiago, dove ieri un paziente che doveva subire un intervento chirurgico, è stato rimandato indietro poiché dell’equipe in sala operatoria era presente solo l’anestesista”.
Sui posti letto è scontro in Regione tra Lega e Pd
E’ scontro aperto in Regione Veneto sui posti letto negli ospedali. “Taglio di 500 posti letto” secondo il Pd regionale che siede all’opposizione, “aumento dei posti in terapia intensiva e subintensiva” secondo l’assessore regionale Manuela Lanzarin. Il riferimento è ad una delibera regionale di maggio, sulla quale si è aperta la battaglia.
“Si ha quasi l’impressione che gli esperti di sanità del Pd abbiano difficoltà a leggere le delibere, quanto meno a comprenderne i contenuti – ha esordito l’assessore commentando le dichiarazioni degli esponenti del Pd – Quella che secondo loro completerebbe il taglio di 500 posti letto, in realtà non solo non taglia niente, ma addirittura aumenta i posti letto di terapia intensiva e sub intensiva, in conseguenza dell’emergenza coronavirus e per programmare una nuova risposta efficace nel caso dovesse ripresentarsi”.
Per Manuela Lanzarin la polemica si conclude con una stilettata ironica verso gli antagonisti: “Se vuole fare polemiche con un minimo di fondatezza, credo che il Pd dovrebbe provare cambiando i suoi esperti di sanità. Magari ci potrebbero rendere più difficile smascherare le bufale – ha continuato l’assessore regionale – La delibera citata da Claudio Beltramello fa in realtà riferimento alla conferma di posti letto aggiuntivi per combattere il Covid. Aggiunge letti, non li taglia. Se avessero letto, o capito, la delibera avrebbero notato che, al punto 5, si scrive di anticipare al 30 giugno l’adeguamento delle dotazioni degli ospedali veneti per attivare prima, cioè per aumentare i posti letto di intensiva e sub intensiva. Attivare significa aumentare anche in terza elementare. La delibera è stata assunta dalla giunta regionale per rafforzare e stabilizzare la dotazione di letti ad alta specialità entro il 30 giugno. Quanto alla polemica sulle lungodegenze – ha concluso Manuela Lanzarin – che comunque non subiranno nessun taglio con la contestuale attivazione dei posti di ospedale di comunità, vorrei far presente al Pd che le vite si salvano nelle terapie intensive e sub intensive”.
A.B.