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Altopiano e Coldiretti contro il Ceta: “A rischio prodotti tipici, turismo e posti di lavoro”

“Se spalanchiamo le porte al Ceta dobbiamo dire addio ai nostri prodotti tipici, quindi al turismo, a migliaia di posti di lavoro ed alle nostre tradizioni”. Con queste parole Martino Cerantola e Robero Palù hanno chiarito la posizione di Coldiretti Vicenza contro il Ceta e in accordo con i produttori dell’Altopiano si sono detti pronti ad inviare un documento al Consorzio di tutela dell’Asiago, per caldeggiare una presa d’atto della situazione.

Tutti contro l’accordo economico e commerciale globale che ha l’obiettivo di eliminare i dazi doganali tra l’Unione Europea e il Canada, tanto da avere già pronto un documento dei sindaci per il consorzio.

Si è svolto ieri nella sede Coldiretti di Asiago l’incontro per chiarire le posizioni degli amministratori e dei rappresentanti dei produttori in merito al Ceta, un accordo che in teoria dovrebbe aiutare ad espandere i prodotti locali nei mercati internazionali (Canada nel caso specifico), ma che viene considerato rischioso in quanto potrebbe permettere l’introduzione nel mercato locale di prodotti di bassissima qualità e scarsa salubrità.

Presenti all’appuntamento il presidente di zona Dino Panozzo, Martico Cerantola e Roberto Palù  (rispettivamente presidente e direttore Coldiretti Vicenza) e i cinque amministratori comunali dell’Altopiano (Asiago, Foza, Gallio, Lusiana e Rotzo), oltre ai numerosi soci. In primo piano le ragioni per cui Coldiretti dice no al Ceta: “Se il 25 luglio prossimo in Senato approderà la discussione sul Ceta, di fatto il nostro paese spalancherà le porte a prodotti di dubbia qualità e salubrità, di fatto azzerando i risultati che abbiamo conseguito sui diversi versanti, fino alla recente etichettatura d’origine di più prodotti – hanno sottolineato Cerantola e Palù – Riteniamo sia necessario un approfondimento dei contenuti da parte di tutti, politici inclusi. La sensibilità degli amministratori locali, presenti compattamente a questo incontro, conferma la loro attenzione per il territorio e l’economia locali. L’abolizione dei dazi per alcuni prodotti. In Italia ci sono 288 prodotti certificati Dop o Igp, dei quali 36 sono veneti ed 11 vicentini. L’utilizzo della medesima denominazione del prodotto in Canada, con il forte rischio che, molte tipicità rientrino in Europa generando una concorrenza sleale pesantissima e a farne le spese non saranno solo prodotti ed aziende agricole, ma l’intero territorio ed il turismo”.

Deciso il vicesindaco di Asiago, Diego Rigoni, che ha commentato: “Tutelare le produzioni locali è un nostro dovere, perciò oggi pomeriggio in Giunta discuteremo la delibera per dire no al Ceta. Sarebbe auspicabile che, parallelamente a Coldiretti, si muovessero anche altre confederazioni agricole di altri paesi europei. Il lavoro di Coldiretti nel territorio, anche grazie ai mercati di Campagna Amica è importante per sensibilizzare e fare informazione tra i cittadini. Se le amministrazioni comunali dell’Altopiano saranno compatte nel deliberare contro il Ceta, indubbiamente il Consorzio di tutela dell’Asiago dovrà pensare alle ripercussioni sull’immagine che una posizione a favore dell’accordo potrebbe determinare. Invieremo un documento al Consorzio, che dovrebbe tutelare non soltanto il prodotto, ma tutto ciò che ha reso l’Asiago quello che è oggi, quindi territorio, aziende ed indotto turistico. Non è possibile, infatti, che questo organismo di tutela si consideri estraneo al territorio ed alle sue tradizioni e, con scelte avventate e probabilmente frutto della mancata conoscenza dell’accordo, provochi un danno con effetti non soltanto su prodotto ed aziende, ma sull’intero indotto di cui l’Altopiano beneficia”.

Concetti condivisi anche dal sindaco di Gallio e presidente dell’Unione montana, Emanuele Munari: “questo accordo mi lascia esterrefatto e mi chiedo come possiamo essere arrivati a questo punto, nel silenzio generale dei nostri parlamentari ed europarlamentari vicentini. Se vogliamo vincere questa battaglia al fianco di Coldiretti dobbiamo essere uniti. Sarà opportuno un incontro per vedere in faccia e sentire le ragioni dei politici che in Europa hanno votato a favore di questo accordo. Saranno i cittadini a dire l’ultima parola”. Il presidente Cerantola ha aggiunto: “Questa non è una battaglia di Coldiretti, ma di tutti i cittadini, perciò al nostro fianco ci sono Associazioni e Sindacati, anche perché l’impatto sul mondo del lavoro sarà pesantissimo. Su questa partita il mondo politico dovrà dimostrare forte senso di responsabilità, anche perché la ratifica del Ceta da parte dell’Italia aprirà la strada al libero scambio commerciale indiscriminato”. A rischio è la distintività stessa del made in Italy, con una confusione generale sul nome dei prodotti che il consumatore troverà in commercio. “Coldiretti non è contro la globalizzazione, ma è a favore della tutela delle tipicità italiane e per lo scambio di prodotti a pari regole. Abbiamo fatto uno sforzo enorme per arrivare a questi livelli di qualità – sottolinea il direttore Palù – e non possiamo certo tornare indietro. Il supporto delle amministrazioni locali in questa battaglia è fondamentale per la difesa delle produzioni, delle aziende e, soprattutto, del territorio. Teniamo presente che per i prodotti la cui denominazione è stata registrata in Canada prima del 2013, le aziende canadesi potranno utilizzare lo stesso nome, quindi troveremo l’Asiago ed altre tipicità vicentine facilmente confondibili dai consumatori del posto, che saranno portati a scegliere in base al prezzo, non certo in base alla qualità. Consideriamo, inoltre, che ci sarà libero scambio se l’accordo verrà ratificato, ma con le regole del paese produttore, mentre in Italia si dovrà continuare a produrre con rigorosi standard di sicurezza, qualità e costi ben diversi”. Il presidente Panozzo conclude: “In Canada e così in molti altri paesi, l’uso di pesticidi ed ormoni è consentito e, persino, caldeggiato. In Italia, invece, questi prodotti sono banditi da parecchi anni”.

A.B.