Per un’associazione di volontariato, starsene con le mani in mano e non essere attiva sul territorio è una condanna e dopo aver messo in stand-by tutti i progetti studiati per il territorio, Legambiente dei 7 Comuni si è attivata raccogliendo fondi per regalare camici e visiere al pronto soccorso dell’ospedale di Asiago, messo a durissima prova dall’emergenza coronavirus.

“Tutti i progetti messi in atto a dicembre in collaborazione con scuole ed amministrazioni, si sono per forza arenati, non consentendoci nemmeno di fare attività associativa, riunioni di Circolo e tanto meno attività all’aperto, come la pulizia boschiva e ci siamo limitati alla comunicazione digitale, come tutti – hanno spiegato da Legambiente – Ma per noi non era abbastanza, ci sentivamo inutili, in attesa di far ripartire quanto programmato ormai da mesi. Così, per sentirci vicini ai nostri concittadini pur se da lontano, abbiamo deciso di avviare una raccolta fondi fra soci, da destinare ad un nobile scopo: dare un piccolo aiuto alla struttura ospedaliera, presidio fondamentale per una comunità come la nostra, lontana da tutto”.

Dopo aver fatto ricerca su fornitori di dispositivi, i soci hanno trovato un’azienda che si muove in modo altamente etico, evitando di speculare sulla gravità del momento, attitudine che combacia perfettamente con i principi fondanti di Legambiente.

“Abbiamo acquistato direttamente i dispositivi richiesti: camici e visiere – hanno sottolineato i volontari – Ci era stato detto che sarebbe stato inutile provvedere all’acquisto di dispositivi già in possesso della struttura sanitaria, come guanti e mascherine”. Da qui è iniziato un lavoro di studio sui prodotti ideali da donare.

“L’operazione ha richiesto una certa attesa perché sono proprio questo tipo di dispositivi quelli più ricercati, ma ci siamo riusciti – hanno sottolineato con grande soddisfazione da Legambeinte – A conti fatti, abbiamo fatto un acquisto di un certo peso ma soprattutto mirato. Come molte associazioni e cittadini, anche noi abbiamo voluto fare la nostra parte e ne siamo orgogliosi. Gli operatori sanitari, destinatari della donazione, ci han dimostrato una tale riconoscenza, che ci ha fatti sentire piccoli ma anche un po’ grandi”.

G.R.

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