Calendarizzata nella giornata dell’amore a Venezia, al Consiglio Regionale, approda l’albo della prostitute che verrà sottoposto alla Prima Commissione.
L’iniziativa a firma del consigliere Antonio Guadagnini mira a regolamentare l’attività di prostituzione. Un progetto di legge, di iniziativa statale, che prevede l’istituzione di appositi registri comunali, nei quali venga annotata l’identità delle lucciole che, dovrebbero però, non praticare il sesso a pagamento per strada, per evitare di ‘turbare quiete, sicurezza ed ordine pubblico’.
Alle prostitute iscritte nell’albo, che non sarebbe comunque un ordine professionale, spetterebbe inoltre l’onere di pagare contributi e tasse, oltre la presentazione di un certificato medico dove venga attestata la propria idoneità sanitaria.
Non ultimo, sarebbero tenute alla massima riservatezza nei confronti dei propri clienti.
Guadagnini analizza la proposta
“Era il 20 settembre 1958 quando venne istituita la legge che chiuse definitivamente le “case di tolleranza” nei fatti bandendo la prostituzione. Nonostante questo, oggi lavorano in Italia oltre 70.000 donne e quasi la metà immigrate. Di queste molte sono minorenni e altre 2000 sfruttate e alla mercé degli schiavisti. Il 65% di loro lavora in strada senza alcuna forma di protezione. Sono numeri che ci devono far riflettere di come questa situazione non sia più accettabile”.
Guadagnini prosegue poi ricordando come la “Corte di Cassazione ha dichiarato la prostituta una “libera professionista” con il diritto di ricevere giusto compenso e dovrebbe e di emettere fattura con PIVA. E la stessa Corte in un’altra sentenza ha dichiarato come la prostituzione tra adulti deve essere soggetta a tassazione poiché attività lecita. Ma ad oggi queste sentenze sono state totalmente disattese”.
Infine specifica come “Il giro d’affari è stimato in 25 miliardi di euro, con 9 milioni di clienti all’anno. Ciò significa che se questi 25 miliardi venissero fatturati, ci sarebbero introiti fiscali miliardari per lo stato. Un libero professionista subisce una pressione fiscale per più di metà del suo reddito. Oltre a legalizzare la prostituzione il progetto di legge prevede delle modifiche al codice penale inasprendo le norme esistenti tra cui l’ ergastolo per chi sfrutta la prostituzione minorile con multe fino a 500.000 euro e 15 anni di reclusione e fino a 100.000€ di multa per chi istiga e costringe alla prostituzione”.
di Redazione AltovicentinOnline