Il problema abitativo in Italia si sta sempre più evidenziando come una delle emergenze sociali di maggiore entità. E’ un fenomeno di disagio trasversale, che coinvolge certamente tutte le generazioni: dagli anziani autosufficienti alle persone con lieve disabilità che hanno necessità di una vicinanza di supporto, dai lavoratori immigrati in grande difficoltà a trovare soluzioni abitative adeguate, ai giovani in cerca di un’autonomia e desiderosi di realizzare proprio progetto di vita. Queste principalmente le tipologie di persone che non trovano risposte adeguate dall’attuale offerta di unità abitative della nostra provincia.
Per cercare di dare una risposta a queste esigenze, il Comune di Zugliano, con l’ultima Variante al Piano degli Interventi approvata recentemente, ha regolamentato una nuova possibilità edificatoria denominata “la stanza dell’ospite”.
Come funziona?
Gli edifici esistenti potranno essere ampliati di circa 30 metri quadri, per la realizzazione di un monolocale con entrata indipendente, da destinarsi alla realizzazione della “stanza per gli ospiti”. Preventivamente risulta necessaria la sottoscrizione d parte del privato di un’apposita convenzione con il Comune nella quale viene regolamentato l’intervento. La bozza di convenzione è allegata alle Norme Tecnico Operative comunali (allegato C).
Per la realizzazione di tale opera, subordinata alla sottoscrizione della convenzione, non è previsto alcun contributo di costruzione a patto che venga destinata ad un utilizzo pubblico della validità di minimo 5 anni.
Il monolocale realizzato potrà essere messo a disposizione per percorsi di autonomia abitativa rivolti ad anziani, giovani, studenti, persone con bisogno di protezione e supporto sociale. Tutto ciò attraverso una progettazione condivisa con gli uffici comunali.
Nel caso l’utilizzo concordato con il Comune sia saltuario, nei rimanenti periodi il monolocale può essere usato dal privato, anche con previsione di ospitalità turistica (affitti brevi).
“Abbiamo concepito questa nuova proposta perché la tipologia degli edifici esistenti non risponde in modo efficace alle nuove esigenze. Penso soprattutto ai giovani i quali non riescono ad ottenere un accesso all’abitazione a costi ragionevoli, determinando difficoltà aggiuntive a costruire una propria autonomia personale. Con un’ulteriore ricaduta sociale negativa sul piano della denatalità. L’Italia è uno dei paesi con la quota più alta di ragazzi che vivono ancora in casa con i loro genitori. Siamo ancora lontanissimi dalla Svezia o dalla Finlandia, paesi dove si va via da casa mediamente tra i 19 e i 21 anni. L’età media dei giovani italiani che vanno a vivere da soli si attesta invece attorno ai trent’anni (ultima rilevazione Eurostat). Poi ci sono altre importanti categorie con analoghe difficoltà: anziani autosufficienti, lavoratori stranieri, persone con lievi disabilità, donne che subiscono violenza. Siamo consapevoli come questa proposta non sia certamente risolutiva del problema ma vogliamo mandare un segnale concreto. Se si concretizzasse anche solo a favore di pochi casi sarebbe già un segnale importante”.