Mentre negli altri Comuni è a titolo di volontariato, il piedibus a Thiene costa. A pagare è l’amministrazione comunale che, per il secondo anno consecutivo, stanzia 9500 euro alla parrocchia della Conca che ne gestisce le tratte. “Così si svilisce e si uccide il volontariato”, lo denuncia Paola Pasqualotto consigliere d’opposizione della Lega.
Sono quattro infatti le linee che portano i bambini a scuola. Due piedibus per le Collodi, una per le Zanella e ancora una per le Scalcerle.
Una forma di trasporto alternativa alla macchina di mamma o papà, o al pulmino, che consente agli scolari di mettere piede in aula coprendo il tragitto a piedi, assieme a dei compagni, sorvegliati da due operatori.
E proprio la figura di queste due persone che, tratta per tratta e da ottobre ad aprile accompagnano i bambini, farebbe scaturire perplessità per la cifra chiesta, ed ottenuta, al Comune. Ma più su tutto sul ‘principio di volontariato’, che dovrebbe essere un’attività resa spontaneamente e gratuitamente.
“Così si svilisce e si uccide il volontariato – dichiara la consigliera del Carroccio – Per fortuna che a Thiene il senso del volontariato è ancora molto vivo ed attivo e tutte le associazioni che operano sul territorio sono un valore aggiunto per la città”.
Se nelle altre realtà comunali vicine, infatti, tutto si svolge sulla disponibilità di tempo di adulti volontari, con l’unico costo rappresentato dalla corda e dai giubettini catarifrangenti, a Thiene sembrerebbe proprio che la possibilità ad accompagnare i piccoli sia mossa solo da un ritorno economico.
Fino a un paio di anni fa, questo ‘costo’ era sopportato al 100% da un fondo straordinario di solidarietà dato dalla Caritas. Poi il Comune decise di contribuire al 30%, accollandosene dall’anno scorso la totalità quando vennero aboliti i voucher. Questa infatti la forma di pagamento con cui la Caritas compensava i volontari, individuati tra persone con disagio economico.
Una cifra, quella dei 9500, che non tiene conto della copertura assicurativa degli accompagnatori, già a carico della scuola, quindi ancora di competenza del Comune.
“Non siamo la Caritas”
“Ma un ente pubblico non può sostituirsi alla Caritas – incalza Paola Pasqualotto – Un’amministrazione deve avere la forza ed il coraggio di prendere decisioni impopolari: in questo specifico caso il servizio piedibus andava sospeso – continua – Emerge tristezza ed amarezza per quei cittadini che hanno sì bisogno dell’aiuto dell’amministrazione, ma non sono pronti ad offrire gratuitamente i loro servizi per la comunità”.
Paola Viero