Il ministero dell’Ambiente ha elaborato il nuovo “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” che non prevede le uccisioni, quegli “abbattimenti controllati” che erano previsti nel precedente piano del 2017 e che avevano provocato accese polemiche e proteste di cittadini e ambientalisti sino al congelamento del provvedimento nella Conferenza-Stato-Regioni. Esclusa dunque la riapertura della caccia, mentre rimangono tutte le altre misure per permettere la convivenza fra lupi e bestiame.
Il nuovo piano, che sostituisce quello in vigore del 2002 ed è stato consegnato alla Conferenza Stato-Regioni per l’approvazione, prevede 22 azioni che puntano “alla conservazione” della biodiversità e a “minimizzare il suo impatto sulle attività dell’uomo”. Fra gli interventi, a quanto si apprende, sono allo studio misure sperimentali sull’esempio di alcuni Paesi europei.
Soddisfazione dell’Enpa
Il primo commento positivo per il “Piano di conservazione e gestione del Lupo in Italia” arriva dall’Ente Nazionale Protezione Animali , che vede l’inizio di un percorso virtuoso alla salvaguardia della specie.
“In attesa di conoscere tutti i dettagli del nuovo Piano Lupo non possiamo che esprimere il nostro apprezzamento per una impostazione che va nella giusta direzione: quella di aver accantonato ogni ipotesi di uccisione e di aver puntato con decisione sulla strada, scientificamente valida, della prevenzione“, afferma l’Enpa, e prosegue “Ora auspichiamo che le azioni a tutela del lupo siano approvate in tempi brevi. Lo impongono le esigenze di tutela di una specie particolarmente protetta, mai come oggi minacciata dal bracconaggio, dall’antropizzazione, dalle campagne terroristiche di alcune categorie sociali e di alcuni esponenti politici“.
Coldiretti: ‘Dobbiamo tutelare gli allevatori’
“Salviamo le migliaia di pecore e capre sbranate, nonché le mucche sgozzate lungo tutta la Penisola dove la presenza si è moltiplicata negli ultimi anni con stragi negli allevamenti” afferma Coldiretti in riferimento al Piano Lupo presentato dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa che “rappresenta un passo in avanti per cercare di ripristinare una situazione di equilibrio. Serve la stessa responsabilità nella difesa degli allevamenti e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio”.
“I risarcimenti devono essere certi, arrivare con rapidità, senza intoppi e complicazioni burocratiche e soprattutto coprire anche i danni indiretti”. I risarcimenti, infatti, “attualmente non tengono conto delle ingenti perdite dovute alla riduzione di produzione (latte, carne, aborti) conseguenti agli attacchi dei predatori, ma si limitano a coprire, quando va bene, solamente il valore del capo ritrovato sbranato”.
“Tutti questi lacci e lacciuoli burocratici non solo spesso scoraggiano gli allevatori che hanno subito attacchi dal denunciarli, ma mettono a repentaglio in molte aree l’attività di allevamento”.
di redazione AltovicentinOnline