‘E’ giusto che l’emigrazione sia governata con saggezza per non rendere difficoltosa un’integrazione dignitosa. Però, essere cristiani significa assumere un atteggiamento di accoglienza, di protezione e di integrazione. Che non significa che chi arriva debba abbandonare la propria identità: è nella pluralità dei popoli, che si trova l’identità in Cristo’.
Sono le parole del Segretario di Stato del Vaticano e Cardinale Pietro Parolin, condivise da tutte le altre autorità religiose, civili e militari presenti ieri a Velo di Lusiana per la Festa dell’Emigrante. Una ricorrenza molto partecipata e sentita, che quest’anno ha toccato il cuore particolarmente, pensando a tutti i veneti che si trovano all’estero e che anche a causa della pandemia non hanno potuto fare ritorno a casa. A loro ha rivolto l’augurio di rientrare a casa al più presto anche il presidente della Provincia Francesco Rucco, che ha parlato di tutti quei giovani che sono costretti ad andare via dalla propria terra per cercare dignità professionale adeguata ai loro studi. Li ha menzionati anche il presidente del Consiglio Roberto Ciambetti, che ha detto che mai come in questo momento, occorre solidarietà: ‘I giovani veneti stanno ricostruendo il nostro futuro’.
Toccante e importante l’intervento dell’eurodeputata Mara Bizzotto. L’esponente leghista si è soffermata sulle nuove emigrazioni parlando di quanto serva una ‘solidarietà europea marcata con interventi nei paesi di provenienza, per arginare il fenomeno della migrazione di disperati che non possono fuggire da guerre e fame per poi morire in mezzo al mare. Bisogna dare loro la possibilità di vivere con dignità nella loro terra ‘. Massiccia la partecipazione degli esponenti politici della provincia di Vicenza.
Presente anche il consigliere regionale Giacomo Possamai : ‘ Il Segretario di Stato del Vaticano ci ha ricordato che un tempo gli emigranti per motivi di guerra o economici eravamo noi e che quindi oggi siamo chiamati all’accoglienza nei confronti di chi abbandona la sua terra per necessità’.
Al cardinale Parolin è stata consegnata, al termine della cerimonia religiosa, la ‘Targa d’oro per l’esperienza diplomatica in terre di emigrazione italiana infondendo fiducia e speranza nei nostri nei nostri emigranti’.
Non mi sento meritevole di questo riconoscimento non avendo vissuto le privazioni e i sacrifici dei nostri connazionali. L’occasione mi offre però la possibilità di sottolineare l’importanza del lavoro fatto dalle associazioni in terre straniere per conservare l’identità e per non far perdere contatto con la propria terra’.
Associazioni di grande valore, che lavorano sotto traccia, senza eclatanza mediatica, ma che sono un punto di riferimento essenziale per chi è costretto a lasciare la terra d’origine e può contare su dei punti di riferimento.
di Redazione AltovicentinOnline