La piccola “contrada” di Valle di Sopra, frazione di Lusiana, ha dato l’ultimo addio a Giovanni Covolo, da tutti conosciuto come Nino, trovato morto venerdì scorso ai Brunelli, nella valle del Chiavone Bianco.
Il pensionato di 84 anni era scomparso da casa una settimana prima, giovedì 12: centinaia di persone e amici erano intervenute nelle difficili operazioni di ricerca, dal soccorso alpino di Asiago, Arsiero, Verona e Padova, oltre che il soccorso speleologico dell’undicesima delegazione del Veneto. A loro si erano aggiunte le squadre dell’Associazione nazionale Carabinieri, della Protezione Civile e dei Carabinieri forestali assieme ai Vigili del Fuoco e agli specialisti della topografia applicata al soccorso.
E stamattina  c’erano tutti i rappresentanti di queste categorie del soccorso, capitanate dai Carabinieri e dai colleghi forestali di Lusiana e Conco con i loro comandanti, il Maresciallo maggiore Giacomin e il Maresciallo Manesso, a fare da corona alle oltre 250 persone intervenute alla liturgia esequiale: tanti i volti intervenuti dalle comunità di Lusiana e Lugo, ma anche da Salcedo e Breganze.
A presiedere il rito don Giancarlo Cantarello, da cinque anni parroco di Covalo, Mortisa e Calvene, che ha scelto come passo del Vangelo quello narrato nel capitolo 11 dell’evangelista Giovanni della risurrezione di Lazzaro, fratello di Marta e Maria.
Con le sue parole, Valle di Sopra è diventata immagine del piccolo villaggio di Betania, a due miglia circa da Gerusalemme nel clinale sud-est del Monte degli Ulivi. Quando Gesù era arrivato al sepolcro, Lazzaro vi era lì morto già da quattro giorni, così come Nino è stato ritrovato dopo giorni nel “sepolcro del bosco” lasciando nel dolore la sua famiglia che lo cercava disperatamente: a Marta e Maria bene si abbinavano i figli Giampiero con Gabriella e Massimo con Denise.
‘In questi giorni tristi, abbiamo intravisto la luce della risurrezione nella riscoperta di alcuni valori sacri – ha ribadito più volte don Cantarello nella sua toccante omelia -: il valore della famiglia, della solidarietà umana, della fraternità, dell’aiuto reciproco’. Ogni volta che passava per la benedizione annuale delle famiglie – ha poi ricordato – ‘non trovavo mai Nino a casa: non era l’uomo che passava gli anni del pensionamento davanti alla tv, ma contemplando il dono inestimabile del Creato e della natura e coltivando tante belle amicizie’.
La nipote Silvia (già sindaco di Breganze e ora deputata in Parlamento a Roma, ndr), anche a nome di suo fratello Filippo e del cugino Giovanni, dopo il rito della Comunione ha dato l’ultimo addio commosso a Nino con parole dense di affetto e di ammirazione, sottolineando il carattere umile, schivo e nascosto del nonno paterno, tanto riservato in vita e di poche parole che la sua morte così tragica ha voluto dare notizia, voce e risonanza, quasi per la legge del contrappasso dantesco.
Dopo la celebrazione eucaristica la salma è proseguita per la cremazione con l’impresa  funebre “Carollo Teresa” di Fara che aveva coordinato anche il difficile recupero della salma nel dirupo: Nino riposerà per sempre accanto alla sua sposa nel piccolo cimitero abbarbicato tra le rocce del Covalo da dove all’orizzonte forse riuscirà a scrutare la grande città di Milano dove era emigrato in cerca di fortuna e lavoro come metalmeccanico. Da pensionato il richiamo della sua Valle era stato così forte da voler tornarsene tra i suoi boschi dove ha incontrato sorella morte. Da vero cacciatore e amante della sua terra.
Articolo  e foto di Sandro Pozza
Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia