La situazione è letteralmente fuori controllo in Altopiano, ma più in generale nelle zone pedecollinari del Vicentino. Gli allevatori sono abbandonati a sé stessi e non si vede una soluzione all’orizzonte, in quanto le istituzioni giocano al consueto palleggio delle responsabilità.
La scorsa notte, a Marcesina, però, c’è stata l’ennesima predazione di un lupo ai danni di una vitella alla Malga Mandrielle Nuovo Patrimonio, gestita dall’azienda agricola Vesc Farm di Alberto Vescovi.
“La rabbia e la delusione aumentano giorno dopo giorno – commenta Coldiretti Vicenza – e gli allevatori non avvertono segnali di ottimismo, ma soltanto il pericolo che ogni notte può essere predato un animale. Sorvegliare il territorio dove i bovini pascolano è impossibile e non può rappresentare la soluzione al problema, che va invece affrontato con strumenti diversi”.
Il contenimento degli esemplari di lupo, che ormai da tempo si stanno riproducendo nel Vicentino, come in altre aree del Veneto, ma non solo, rappresenta un problema che dovrebbe far riflettere i rappresentanti politici. Soluzioni concrete, però, non ne arrivano, nonostante Coldiretti denunci questa situazione, divenuta allarmante, da parecchi anni.
D’altronde, i dati parlano chiaro. Il lupo è stato classificato specie protetta per la prima volta nel 1971. Rispetto ai primi anni ’70, quando non più di 100-150 lupi vivevano isolati e ad elevato rischio di estinzione nelle zone più remote dell’Appennino centromeridionale, oggi la situazione è decisamente cambiata. Negli ultimi 40 anni si è assistito ad un graduale ma costante recupero numerico della popolazione ed alla corrispondente espansione dell’areale. Si tratta di un fenomeno del tutto naturale, ma coadiuvato da misure di conservazione come la protezione legale, la tutela delle specie preda e la creazione di aree protette. Oggi, in base alla recente stima di popolazione prodotta da Ispra e relativa ai mesi invernali del 2020-2021, in Italia vivono circa 3300 lupi, distribuiti con continuità dall’Aspromonte alle Alpi. La specie non la si trova più esclusivamente nelle zone montane più remote ed inaccessibili, ma è presente anche in zone collinari o di pianura dove un minimo di copertura vegetazionale, la presenza di prede o altre risorse alimentari e la scarsa densità umana permettono al lupo di sopravvivere. Sempre più spesso stiamo registrando la presenza di esemplari anche in contesti più tipicamente antropizzati, persino alle porte delle città.
“Occorre dare il via ad un percorso, che si preannuncia lungo ed ostico – conclude Coldiretti Vicenza – per riclassificare il lupo da specie rigorosamente protetta a specie protetta, chiedendo la modifica della Convenzione di Berna. Il lupo è elencato tra le specie rigorosamente protette perché, negli anni in cui questi strumenti normativi vennero adottati, il suo stato di conservazione era considerato precario in molte popolazioni europee, inclusa quella italiana. Oggi la situazione è decisamente mutata ed il lupo sta decimando anche esemplari di bovini ed ovicaprini a limitata diffusione, compromettendo un patrimonio di biodiversità che il nostro Paese ed il Veneto e Vicentino in particolare hanno conquistato con duri sacrifici ed investimenti. Gli allevatori sono stremati e Coldiretti, al loro fianco, non intende permettere che questa mattanza prosegua”.