Con oltre 1670 firme raccolte solo tramite la piattaforma per petizioni change.org, non accenna il grande movimento di solidarietà verso i gestori di Malga Foraoro che alla fine del mese dovranno chiudere i battenti per riaprire soltanto a primavera inoltrata del prossimo anno. A meno di un addio.

Per scongiurarlo, verranno depositate in questi giorni le sottoscrizioni avvenute anche con modelli cartacei distribuiti nei locali di Caltrano e dei paesi limitrofi da parte dei promotori che ne hanno così aggiunte quasi 150 pronte a finire direttamente nelle mani del sindaco Luca Sandonà, tutt’altro che dissuaso da una convinzione – trapela dagli uffici –  maturata attentamente e dopo ampie consultazioni.

La disputa nasce quando ancora qualche settimana fa il Sindaco, differentemente da quando avvenuto nelle ultime tre annate, comunica ai gestori della nota Malga situata nella parte più meridionale del famoso Giro Malghe quest’anno celebrata anche dal governatore Zaia, che per l’inverno si dovrà chiudere.

“La malga non è un rifugio” – dichiara il primo cittadino – “e a dirlo non sono io ma la Legge Regionale 11 del 2013. Anch’io tengo al nostro patrimonio montano e credo di averlo dimostrato coi fatti, ma questo non può significare che possiamo rinunciare alla sicurezza delle persone: come ho già avuto modo di dire, gli eventi eccezionali dello scorso anno mi hanno costretto ad una seria riflessione. Spiace che l’applicazione della norma, e aggiungo in questo caso anche del buon senso, venga fraintesa ed interpretata come un affronto: i gestori di Foraoro magari sono ancora delusi per non essere riusciti ad aggiudicarsi il Rifugio Alpino, ma c’era una gara e a vincerla è stato chi ha offerto di più. Nella massima trasparenza, naturalmente”.

In punto di legge, i rifugi si trovano a quota non inferiore ai mille metri e sono attrezzati per il ricovero e il ristoro di turisti ed escursionisti oltre che per il soccorso alpino: questo anche in inverno e in caso di abbondanti nevicate con l’obbligo di mantenere almeno un locale aperto e accessibile dall’esterno.

Una posizione che non ha affatto convinto Zeudi e Vitor, carismatici protagonisti di una malga frequentatissima e rilanciata grazie ad un impegno fatto di una fatica quasi antica e senza pause, che pur non volendo polemizzare contro le scelte dell’amministrazione caltranese e volendo più che altro focalizzarsi sul grande supporto morale ricevuto, fa intuire l’enorme dispiacere che potrebbe anche portarli a rinunciare in toto all’attività: “In questi giorni tanto è stato detto, sulla politica, sulla gestione, sulla decisione, su questo e su quello. Quello che non è stato detto è l’amore che è stato dimostrato per la nostra montagna: ci ha lasciato senza fiato e senza parole. Tutti i messaggi di amore e di incoraggiamento che continuano ad arrivarci , l’incredibile numero di persone che ci hanno messo la faccia perché hanno reputato giusto difendere qualcosa che per loro è importante. Questo è stato senz’altro l’ amore per le nostre amate montagne a renderlo possibile. Siamo grati e onorati di essere stati così fortunati di avere avuto la possibilità di far crescere i nostri figli in un contesto simile, un paradiso che tanti amano quanto noi. Per questo ringraziamo di cuore ancora chi ci ha supportato in questi anni, adesso abbiamo ancora più fiducia nel futuro, come abbiamo già detto, questa era solo una pagina della nostra vita e della vostra, il libro lo stiamo ancora continuando tutti a scrivere”.

E come era facilmente prevedibile, la querelle ha scatenato specie sui social le opposte fazioni con alcuni interventi anche da parte di chi la montagna la vive e la conosce ben oltre l’escursionismo occasionale. E’ il caso di Tarcisio Bellò, alpinista e promotore di molte iniziative benefiche e di recupero storico-paesaggistico: “Il turismo invernale del futuro sarà sempre più con ciaspole, escursioni e rifugi o malghe aperte. È necessario superare gli ostacoli e le problematiche per favorire e cogliere questa grande opportunità: eventuali valutazioni del rischio vanno fatte con consulenti esperti, qualcuno cita Rigopiano che però era al fondo di un canalone con centinaia di metri di accumulo nevoso, non mi pare che stiamo parlando di situazioni simili”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’intervento di Francesco Rigodanza, apprezzato mountain runner: “Malga Foraoro dista 4 chilometri di larga strada bianca pianeggiante dalla più vicina strada asfaltata, strada che rimane affacciata al sole e che essendo quasi in sommità dell’altopiano non rischia particolari accumuli nevosi. La verità è che ti dicono che la vita in montagna è dura, ma non ti avvisano che a rendertela così sono le amministrazioni”.

Diverso l’approccio invece di altri utenti che hanno colto nella decisone di Sandonà la preoccupazione per un pericolo talvolta aumentato dalla sottovalutazione: “E’ facile e bello parlare di libertà, di ambientalismo o della poetica luce lasciata accesa nella notte tuttavia, secondo me, è più importante la sicurezza delle persone, in questo caso dei malgari” – scrive un lettore su Facebook. “Facendo parte del locale gruppo di protezione civile” – gli fa eco un altro – “lo scorso inverno sono stato contattato dall’ufficio tecnico, perché avevano urgente bisogno di un mezzo per trasportare i tecnici Enel in zona, a riparare il guasto che avevano in malga. Sicuramente se non poteva salire Enel, non potevano nemmeno scendere loro. Credo che l’amministrazione abbia fatto tutte le valutazioni necessarie, anche perché se succede qualcosa, a causa di un’altra nevicata, poi a chi si va a sincerarsi della situazione”?

Marco Zorzi

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