La pandemia ha colpito duro sotto tanti punti di vista, ma l’Altopiano e la città di Asiago sanno guardare al bicchiere mezzo pieno, vogliono puntare con fiducia al futuro prossimo, consapevoli anche che il covid-19, con le sue restrizioni, ha portato alla riscoperta delle ‘gite fuoriporta’, con le montagne prese d’assalto più che mai.
Con il primo grande passo verso la tanto attesa ripartenza, si cerca infatti di accantonare il malessere per quei mesi di scoramento e preoccupazione che hanno comprensibilmente toccato intere categorie costrette a guardare la neve scendere copiosa senza poterla far fruttare e rimaste col cassetto vuoto per tutto l’inverno: quasi un dispetto, se non fosse che parliamo di eventi naturali che si alternano indipendentemente dalle vicende umane. Lamentarsi poi non è nello stile del sindaco Roberto Rigoni Stern, un amministratore che in vari momenti ha dimostrato di rappresentare gli interessi della sua terra con la tenacia tipica del montanaro mista al contegno da gentleman che lo contraddistingue.
Un sindaco che evita etichette, ma guarda alla praticità in un momento in cui le parole, se possibile, servono ancora meno. Social, ma non troppo: diretto e dosato ma capace anche di arrabbiarsi (è ormai virale la sua ‘lite’ contro l’assessore regionale Elena Donazzan) se in gioco c’è quell’ospedale per cui tanto si è battuto.
“Sono stati mesi difficili, di riflessione e comunque di impegno. La città in verità non si è fermata: abbiamo lavori appaltati per oltre 40 milioni di euro, ci sono idee e iniziative pronte a vedere la luce. Oltre a chi ha sofferto fisicamente, penso naturalmente alle attività commerciali, agli albergatori, ai ristoratori, ai baristi: li ho trovati da un lato rassegnati a decisioni non sempre facili e condivisibili, ma dall’altro comunque pronti ad adeguarsi ancora una volta ed accettare la sfida di un nuovo inizio”.
Immagino che un po’ si riferisca a quanto previsto dall’ultimo decreto che consentirà dal 26 aprile di aprire i locali, ma solo con servizio all’aperto. Ho capito bene?
“Sì, chiaro che da noi avendo nevicato sino a pochi giorni fa, è una faccenda un po’ più articolata, ma ho sentito alcuni locali e si stanno attrezzando con gazebi e termofunghi per esterno. C’è voglia di fare, intraprendenza e quindi in qualche modo si fa. Del resto poi un ‘libera tutti’ sarebbe dannoso finchè la campagna vaccinale non arriva ad una copertura importante: su queste serve il massimo sforzo, solo grazie ai vaccini potremo riprenderci la normalità a cui tutti aspiriamo”.
“Intanto abbiamo rinnovato quanto già fatto anche per la stagione scorsa, con plateatici gratuiti che quest’anno andremo ulteriormente ad estendere con nuovi spazi dedicati. Poi c’è da dire che il nostro altopiano è al centro di una ‘riscoperta’ da parte di quei turisti che si sono resi conto che spostarsi fuori regione o peggio oltre i confini nazionali è impegnativo oltre che al momento non così sicuro: da noi, a due passi da casa possono trovare comfort, servizi e un fitto calendario di appuntamenti per tutti i gusti. I nostri alloggi per la stagione estiva, non a caso, sono quasi tutti esauriti: quasi un bisogno fisico di riavvicinarsi all’ambiente e alla montagna che dobbiamo essere in grado di intercettare e interpretare nel modo migliore. Per questo, nonostante tutto, prevedo una stagione straordinaria”.
Ci riveli cosa avete in serbo per l’estate: torneranno anche i grandi eventi?
“Assolutamente sì, in sicurezza e rispettando i protocolli che saranno previsti, ma torneranno. Intanto tre concerti spettacolari: Antonello Venditti, Francesca Michielin e L’Orchestra Filarmonica del Veneto. Abbiamo poi calendarizzato ben trenta incontri che faremo sempre in piazza con i più noti personaggi del giornalismo e della cultura: senza dimenticare che quest’anno ricorre il centenario di Mario Rigoni Stern e anche lì avremo degli eventi dedicati.
Tornerà anche la Notte Nera, con nuove e suggestive attrazioni. La città sarà pronta: saremo all’altezza delle aspettative. Con piacevoli sorprese per chi pensava che il tempo della montagna fosse passato”.
Marco Zorzi