I sindaci dell’Altopiano danno una lezione di dignità istituzionale a tutti i loro colleghi e mentre vanno dal Prefetto a chiedere aiuto per la riapertura del loro ospedale lanciano un chiaro messaggio alla politica, invitando consiglieri e assessori regionali in lizza per la tornata elettorale di settembre a non presentarsi in Altopiano per chiedere voti con la scusa di inaugurazioni e tagli dei nastri.
E’ un periodo di tensione tra i sindaci dell’Altopiano e la Regione Veneto per la questione della riapertura dell’ospedale nel dopo covid e per l’inaugurazione del nuovo nosocomio e dopo la protesta di 15 giorni fa i primi cittadini si sono rivolti direttamente al prefetto Pietro Signoriello.
“Non si ferma la nostra azione in difesa della sanità altopianese – ha spiegato Roberto Rigoni Stern, sindaco di Asiago – Oggi, noi sindaci, abbiamo illustrato al Prefetto di Vicenza il disagio della nostra popolazione a fronte della grave carenza dei servizi sanitari subiti nel corso degli anni da tutto il territorio altopianese”.
“Nessuno si permetta di venire a fare inaugurazioni da campagna elettorale”, hanno detto i primi cittadini in coro, difendendo con grinta e dignità il loro territorio da una politica ipocrita, dove ad ogni tornata elettorale consiglieri e assessori regionali si presentano per tagliare nastri dopo non essersi fatti vedere né sentire per anni.
E proprio mentre il governatore Luca Zaia, ancora una volta ribadisce di non aver chiuso nessun ospedale in Veneto, in Altopiano sindaci e cittadini si stanno stancando.
“Per il nuovo ospedale sono stati spesi oltre 30 milioni, ma non basta una scatola vuota, servono i servizi e i reparti – ha commentato Rigoni Stern, che da tempo sta battendo i pungi per il ‘suo’ ospedale – Assistiamo ad un lento depotenziamento del nostro ospedale, i reparti sono chiusi e mancano servizi. In un <territorio di montagna un ospedale è fondamentale non solo per i cittadini ma anche per i numerosi turisti che popolano l’Altopiano”.
“Non dobbiamo dimenticare l’importanza della medicina territoriale, che garantisce a tutta la popolazione, anche anziana, di avere servizio sanitario efficiente”, ha sottolineato Antonella Corradin, sindaco di Lusiana-Conco.
Quante volte è venuta la Rai a Santorso per raccontare i problemi di un ospedale che appare come una ‘scatola’ bellissima, dorata, quasi da fare invidia alle strutture che vediamo nei telefilm americani e che dentro va svuotandosi sempre più? Forse mai, o probabilmente solo in occasione delle proteste che l’opposizione di Schio ha organizzato nei mesi scorsi. E’ l’emblema della forza che ci stanno mettendo i sindaci dell’Altopiano di Asiago nella lotta per la salvaguardia del loro ospedale, che hanno detto forte e chiaro, anche davanti al prefetto di Vicenza, che non si può andare avanti così. Per fare comprendere la loro determinazione e l’autentica rivolta per il bene di un territorio di cui sono rappresentanti, hanno lanciato un messaggio di quelli che ci piacerebbe che inviassero anche i sindaci dell’Alto Vicentino. Ci vuole però la personalità che molto spesso i ‘nostri’ primi cittadini hanno chiaramente dimostrato di non possedere, perdendosi dietro sterili ed inutili divisioni politiche, che li hanno frammentati nel tempo e che li hanno portati a non cavare un ragno dal buco. Balziani contro orsiani, questo è quello che il territorio si trova a raccogliere oggi, con i sindaci della conferenza del Distretto 2 che sembra abbiano perso di vista il loro ruolo. Lotte intestine per capitanare questo o quel tavolo di lavoro, che poi però non sanno gestire sul lato pratico. L’importante, per loro, pare essere solo quello di avere l’incarico, seppur non retribuito, ma che li appaga di un senso di potere sul quale dovrebbe invece prevalere la frustrazione del non saperlo gestire. Cosa ne sappiamo? Conosciamo bene il silenzio di chi non sa nemmeno comunicare, di chi davanti alle storie denunciate dai nostri lettori, che lamentano liste di attesa chilometriche, servizi socio assistenziali inesistenti e disabili abbandonati a sé stessi, se ne sta tranquillo e beato dietro una scrivania, col petto gonfio di un ruolo che, evidentemente, ricopre senza spesso esserne all’altezza.
I sindaci dell’Altopiano hanno ottenuto decine e decine di servizi giornalistici da emittenti come Rai 3, Rete Veneta, Tva e non solo, portando le telecamere della piazza dove erano scesi a protestare a prescindere dalla loro appartenenza politica. Per i primi cittadini altopianesi ha prevalso la motivazione, a differenza di molti sindaci dell’Alto Vicentino che, quando c’è stato da scendere in piazza, si sono interrogati morbosamente su chat whatsapp di gruppo, sull’opportunità di farsi vedere là dove si doveva essere accanto alla gente comune. ‘Metto la fascia o non la metto?’ ‘Dichiaro di essere qui come sindaco o come cittadino?’ ‘Oddio, qual è la cosa opportuna politicamente da fare?’, si chiedevano senza pensare quale fosse invece, la cosa giusta da fare per il territorio e per i loro cittadini.
Ci andrebbero i sindaci dell’Alto Vicentino dal prefetto, tutti insieme, per denunciare i disservizi del loro ospedale e della medicina
Certo che no, lo hanno dimostrato in questi anni, scaricandosi le colpe l’un l’altro e senza badare ai veri risultati da perseguire. Ai cittadini delle beghe interne dei sindaci, non gliene importa niente, loro hanno bisogno di quei servizi che, come hanno il coraggio di dire tutti i sindaci dell’Altopiano, “non sono più gli stessi”. Anche l’ospedale di Santorso, è da anni che lo denunciamo, non è più lo stesso di prima. Peccato che i sindaci lo apprezzino o lo contestino non tanto per quello che garantisce al territorio, ma secondo la loro appartenenza politica.
Natalia Bandiera
Anna Bianchini