Si spostano di continuo, tra una sagra e l’altra. Portano suoni e colori, quelli dell’allegria che contagia piccoli e grandi. Una vita da giostrai. Storia di un lavoro ‘ereditato’ dal papà. Ancora prima dal nonno. Hanno visto nascere il luna park di Thiene e ne conoscono ogni piccolo segreto.
Sono Lelio, Alfredo e Alessandro, giostrai con oltre quarant’anni di attività alle spalle. Figure che mai sono mancate nel ‘paese dei balocchi’ thienese. Inossidabili presenze, a giugno tornano ogni anno in città. Lelio Dissette, 61 anni, arriva col ‘Tagadà’, mentre la giostra a cavalli che fa strabiliare i bambini la porta Alfredo Casagrande, 62 anni. Garantito un giro in trenino, sempre ai più piccini, da Alessandro Cassol, 68 anni, un veterano ormai già in pensione e che, anche se vorrebbe smettere, torna sempre a Thiene. “Se potessi tornare indietro, non rifarei questa scelta- spiega Alessandro del ‘Trenino Rio Grande- Ho iniziato per necessità, ma è un lavoro molto stressante”. Quel giorno che il suo trenino arriverà al capolinea, Thiene perderà la storica giostra. “Non ho figli”, spiega ancora Alessandro che il mestiere l’ha iniziato nel 1957 “e un anno dopo ero qua a Thiene”.
Memoria storica del luna park, ricorda come partirono le giostre in città, “si contavano sulle dita di una mano- spiega sempre il ‘capostazione’ di Thiene- c’erano i seggiolini volanti, le barchette e gli autoscontri, poi è stato un crescendo”. Più di trenta ad oggi le giostre che animano la festa di San Giovanni, posizionate quasi sempre in centro, vicino al Bosco. “Il periodo nero quando ci spostarono nello sterrato dove ora sorge il Decathlon- ricorda Lelio- Poi con l’amministrazione Busetti siamo tornati nel cuore della città, trovando nel parcheggio al Bosco dei Preti una giusta area dove piazzarci, con le predisposizioni. Nel tempo, si è aggiunto anche il parcheggio in Villa Fabris e Divisioni Acqui”.
Location nuove, per garantire una magia costruita su un duro lavoro. “Non arriviamo, montiamo le giostre e diamo il via al divertimento solamente- spiega ancora Lelio- Prima ci riuniamo in apposita commissione con l’amministrazione comunale”. Un tavolo dove ogni anno viene redatto una sorta di ‘piano del luna park’, con tutte le incombenze del caso, affinché la festa posso svolgersi nel rispetto delle norme e, soprattutto, garantendo la sicurezza della gente. “La preparazione comincia a febbraio- precisa Alfredo Casagrande, mentre è impegnato a dare il giro bonus vinto da una piccola cliente sulla sua giostra- Ci sono i vari incontri con l’amministrazione comunale, per lavorare alla preparazione del parco”. “Solo così sappiamo dove, e come, posizionare i cavi elettrici- sottolinea Lelio- E come coprirli”.
Poi l’imprevisto si può anche trovare dietro l’angolo. Come nella prima domenica di Thienilandia, così si chiama ora il luna park cittadino, con un uomo che è inciampato su una pedana di attraversamento, per coprire i cavi, fratturandosi a quanto pare un dito. Un episodio che avrebbe fatto accorrere anche i carabinieri, secondo alcune testimonianze. Fatto comunque confermato dall’assessore comunale Alberto Samperi. “Ci rincresce e ci scusiamo” e che sarebbe confluito in una nuova commissione tra le parti, giostrai e Comune, che ha portato alla sistemazione del filo. Non più a terra sull’asfalto, ma volante, pur che il filo fosse stato messo inizialmente secondo il piano, con tanto di sopralluogo tra le parti.
Altro giro, altra corsa. Il dovere richiama Alfredo, dopo avere posizionato la banana di stoffa, trofeo che attira i più piccini sulla sua giostra. Al suo fianco, in questo mestiere, anche un figlio mentre la moglie è impegnata all’entrata del parco, coi peluche. Originario di Schio, Alfredo Casangrande è un ‘personaggio’ nell’alto vicentino, presenza costante nelle feste e sagre di paese.
A questi uomini, assieme a tutti i loro colleghi giostrai, il compito di creare il confine tra il mondo delle fiabe e quello di tutti i giorni. Non solo a Thiene, ma girando tutto l’alto vicentino, spostandosi anche fuori provincia. Portando la loro tradizione familiare, fatta di generazioni, tradotta in musica e occhi che luccicano di allegria. “A conti fatti resto fermo soli 20 giorni all’anno, facendo ritorno alla mia ‘base’, a Montagnana”, spiega Lelio del Tagadà che, ogni anno, si divide tra l’alto vicentino, “dove resto tra i vari paesi 6 mesi” e la costa del Lago di Garda, “oltre al basso padovano”.
Va un po’ meglio, ossia si avvicina più alla sua casa a San Martino di Lupari, per Cassol. “Da ottobre e sino al periodo di carnevale, sono fisso a Cittadella”. Poi smonta e rimonta il suo trenino, girando l’alto vicentino e la provincia di Venezia.
‘figli dei social’, noi facciamo socializzare realmente i giovani
Non portano solo mero divertimento, a Thiene come negli altri paesi. Portano quel sano modo di socializzare che, nell’epoca dei social, sta andando alla deriva. Con decenni di anni alle spalle, tutti e tre hanno visto sfilare generazioni di giovani. Notandone i cambiamenti. Con alti e bassi di adolescenti che hanno segnato epoche di crescita. “Pur che il nostro sia un modo di fare festa antico, riusciamo tra i giovani di oggi a creare un contatto tra loro”. Come il gruppetto di ragazzini, attorno al punchball. Mani nude, senza un cellulare alla mano, che si stringono a pugno per fare il punteggio più alto. Cercando di fare colpo sulla ragazza che li guarda. Come è sempre stato e come sempre sarà.
Paola Viero