Thiene. Nadia Fabbrolati, una delle iconografe più brave, spiega come ha incantato Sgarbi
Giornalisti Altovicentinonline
Thiene. Dai complimenti di Sgarbi alla Palma d’Oro: l’arte ‘perfetta’ di Nadia Fabbrolati.
Forse a Thiene in pochi sanno di avere come concittadina un’artista che dipinge ritratti con la precisione di una macchina fotografica di ultima generazione e che è stata premiata come la ‘migliore iconografa del Veneto’.
Si chiama Nadia Fabbrolati, è nata e vive in città, di sé non vuole rivelare altro, ma si limita a raccontare che Vittorio Sgarbi, che più volte si è complimentato con lei e l’ha voluta conoscere, l’ha definita ‘artista poliedrica’.
Appassionata di arte da sempre, dipinge e crea sculture, con il tocco ‘magico’ di chi, spinto da pura ispirazione, riesce a dare un volto umano alla materia.
“La mia passione per l’arte è nata con me io penso, fin da quando ero bambina avevo un attrazione per i colori, le forme, tutto quello che era originale e bello. Le prime esperienze erano quando mi mettevo nel giardino di casa e con una matita e un foglio disegnavo tutto quello che avevo davanti a me, passavo ore a guardare e a riportare nel foglio. Mi sono innamorata dei colori e dell’arte fin dalle elementari, rischiando di essere bocciata in prima perchè passavo il tempo della ricreazione in classe a disegnare senza socializzare con i miei compagni a casa dovevo disegnare di nascosto perchè mia mamma non voleva reputando il disegno una perdita di tempo”.
Una sfilza di premi prestigiosi, dalla Palma d’oro alla Biennale di Venezia al Premio Giotto per le Arti Visive, dal Gran Premio delle Cinque Terre al Nobel per l’arte a Montecarlo. E molti altri ancora.
La sua passione è cresciuta con lei: “Man mano evolvevo in tecniche nuove sia attuali che inventate da me con arnesi semplici che avevo a portata di mano come ad esempio forchette per spalmare il colore. Le usavo anche per fare capelli nelle sculture in terra cotta e cose simili tutto poteva essere uno strumento per realizzare un opera”.
Da quando aveva 10 anni, porta sempre con sé una gomma, una matita e della carta per disegnare.
Come vive un’artista e come nasce un’opera
Nadia è silenziosa ed introversa e vive con il suo cagnolino, che adora.
“Come vive un artista, non è facile da raccontare. Apparentemente come tutti, ma credo che la mente di un’artista si muova in modo diverso. A volte mi sento un pesce fuor d’acqua, ma succede anche ai miei colleghi. Siamo molto riflessivi, malinconici molto sensibili. Quando esco per qualsiasi motivo lascio che tutto quello che mi viene incontro sia motivo di creatività. Mi lascio catturare da suoni, immagini, colori toni di voce, odori, sorrisi e anche tristezze. Ogni volta che esco di casa è come se andassi a riempire uno zaino che poi porto a casa e svuoto mettendolo su tela. Una volta, al mercato di Marghera, mentre come sempre guardavo le persone e non le bancarelle, ho visto un un signore in canottiera con la barba lunga e capelli lunghi. Affascinata dal suo modo di atteggiarsi e di parlare gentilezza, l’ho osservato a fondo e una volta a casa l’ho dipinto ‘trasformandolo’ in Cristo, un Cristo dei nostri giorni. Non ho voluto rappresentare un Cristo con le mani inchiodate ma bensì all’indietro perchè credo spesso molte persone specie le più indifese nella vita, nella sofferenza alzano le mani segno di atteggiamento di resa”.
L’ispirazione arriva da una tela bianca, o da un pezzo di terracotta. “Quando dipingo o eseguo una scultura, partendo da una tela bianca o da un pezzo di ‘materia’ da scolpire, è come se avessi l’opera già davanti agli occhi. Le mani iniziano a muoversi, vanno a colpo sicuro, come se la mano andasse da sola. Ma so che non potrei ripetere la stessa opera due volte. Quando qualcuno mi commissiona un’opera invece, ascolto il committente, cerco di ‘rubargli’ le emozioni. Spesso mi sento dire ‘Non sai a quanti ho cercato di spiegare quello che volevo e nessuno prima in cosi poco tempo ha capito’. Non riesco però ad avere come committenti persone agitate o irrequiete, perché mi creano malessere e tristezza e non sono in grado di ascoltare il loro cuore. Se sto male e non ascolto con il mio intuito interiore, la ‘macchina’ che muove la mia creatività rimane ferma”.
Le icone
Per alcuni periodi della sua vita, Nadia Fabbrolati ha trascorso lungo tempo in ritiro spirituale. “La maggior parte delle icone le ho realizzate nei monasteri o eremi ritirandomi per giorni, settimane fino a compimento dell’opera.
Il restauro
“Fino a tre anni fa mi occupavo di restauro: restauro di colonne, capitelli, statue ricostruzione marmo, affreschi o dipinti vari. Questo in ville, chiese prevalentemente a Venezia ma anche a Padova e anche a Valdagno fino ad arrivare a Thiene. Ora non ci sono fondi e lavoro nel settore e non solo mi manca il mondo del restauro, provo anche una sofferenza molto grande”.
L’amore per gli animali e la natura
“Amo gli animali, vivo con il mio cane Tommy, che adoro. Gli animali sono esseri che reputo ‘perfetti’ e mi piace ritrarli, immaginando le loro emozioni e le loro sensazioni. Amo la natura in generale. Ho fatto le mie esperienze in giro per eremi e monasteri ed è li che ho imparato anche a cucinare. Amo quella vita semplice fatta di cose genuine che a volte diamo per scontato a me riempie il cuore. Nell’arte ho sempre cercato ciò che in famiglia non avevo perché in casa dei miei tutto doveva essere perfetto e deciso dai genitori. Ho dovuto abbandonare la chitarra, perché per i miei era un perdita di tempo. I miei sono morti che io avevo solo 20 anni. Da lì il mio mondo è diventata l’arte. Il mio primo maestro mi criticava e demoliva e una volta sono tornata a casa e ho spaccato tutte le mie opere e per 4 anni non ho più toccato un pennello. Ma poi mi sono rimessa in gioco e sono stata contattata da un gruppo di critici d’arte di Venezia che mi hanno chiesto se mi andava di partecipare alla biennale con un opera a mio piacere. Sono stata premiata come la migliore iconografa del Veneto”.
L’amore per la vita
Introversa, fino a sembrare quasi ‘musona’, ma appassionata di vita tanto quanto di arte: “Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle ‘i’ invece di vivere travolto dalle emozioni. Penso che quando si è tristi si perde tempo sprecando energia ad odiarsi, a vendicarsi a non parlarsi. Si perde tempo nello stare male quando avremmo tutti i mezzi per essere più sereni e guardare l’altro come una risorsa un diverso ma no un diverso perchè più povero o meno colto ma il diverso che si può completare con quello che manca a noi. Nessuno ci fa del male. Siamo noi che ci facciamo del male perchè facciamo cattivo uso del grande potere che abbiamo: il potere di scegliere”.