Nel periodo tra l’8 luglio e il 6 novembre 2017, il Museo Diocesano Tridentino ha ospitato la mostra “Viaggi e incontri di un artista dimenticato, visitata da più di 9mila persone.
“Il Rinascimento di Francesco Verla”, la prima monografica dedicata a questo singolare pittore, noto agli studiosi ma poco al grande pubblico.
Schio ha contribuito all’evento con il prestito della Pala situata all’interno della Chiesa di S. Francesco e che raffigura lo “Sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria tra i Santi Lucia, Agata, Giuseppe e Giovanni Battista” del 1512.
La pala è ora tornata a Schio, nell’apparato ligneo che la contiene e che non era stato spostato.
L’opera, capolavoro dell’artista, è dipinta ad olio, su tavola e su tela e misura complessivamente 427 x 273 cm. Nella Pala si possono distinguere tre diverse parti: in alto, una lunetta lignea in cui appare un anziano Dio Padre con il globo in mano e sotto il quale è presente una danza di graziosi putti; in basso, la predella della pala con scene di vita quotidiana presso un castello, identificato con quello di Schio, e due picco
Nella tela centrale della pala si assiste all’apparizione di Gesù Bambino a santa Caterina: l’episodio, tratto dalla Conversio della santa, narra di questo fatto avvenuto la notte successiva al battesimo di Caterina. Al centro del dipinto, seduta su un trono si trova la Madonna: sulle sue ginocchia il divin Bambino si china in avanti per porgere l’anello a santa Caterina. Quattro santi assistono alla scena: a sinistra sono riconoscibili santa Lucia con il piatto con gli occhi e sant’Agata che sorregge delicatamente la mammella, mentre a destra sono presenti san Giuseppe e san Giovanni Battista. Nel cartiglio ripiegato alla base del trono sono presenti la firma dell’autore e la data della composizione.
Durante lo smontaggio dell’opera per il trasferimento della tela centrale alla mostra di Trento, si sono svolti alcuni lavori di restauro eseguiti da Egidio Arlango che già aveva condotto gli importanti lavori di ripristino della pala nel 1994.L’esposizione, curata da Domizio Cattoi e Aldo Galli, ha concluso un complesso percorso di ricerca sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trento. L’indagine ha fatto emergere numerosi dati inediti, nuove attribuzioni e documenti finora sconosciuti che vanno a riempire significative lacune nella conoscenza di un artista di notevole importanza per la storia dell’arte locale.
di Redazione AltovicentinOnline