Luciano Baglioni è l’ispettore di polizia che arrestò i componenti della cosiddetta “banda della Uno bianca” che in sette anni si macchiarono di vari crimini e furono colpevoli di 24 omicidi e di oltre 100 ferimenti. Giovedì 1 giugno alle 20,30, nell’auditorium delle scuole “Rigotti” in via Martiri della libertà, , il poliziotto che coordinò le indagini, poi diventato sostituto commissario della squadra mobile di Rimini, nel corso di una serata voluta dall’amministrazione comunale e dedicata alla legalità, parlerà di quei tragici avvenimenti che sconvolsero l’talia. Sarà affiancato da Franco Bertagnoli, già commissario capo della Polizia di Stato, attuale sindaco di Tonezza e presidente della comunità montana Alto Astico. Modererà l’incontro il giornalista Ivano Tolettini, redattore del quotidiano “L’identità” e già vice capo redattore del Giornale di Vicenza. La banda della uno bianca fu un’organizzazione criminale che agì tra Emilia Romagna e Marche fra il 1987 e il 1994, commettendo ben 103 crimini accertati, quasi tutte rapine a mano armata, lasciando dietro a sé una lunga, drammatica scia di sangue. Il nome deriva dal veicolo che utilizzavano, assai facile da rubare e molto diffuso in quel periodo in Italia, quindi facilmente confondibile.
La sera del 21 novembre 1994, mentre era in servizio, venne arrestato l’assistente capo di polizia Roberto Savi. Tre giorni dopo, in un Autogrill del tratto autostradale Udine-Tarvisio a 27 km dal confine con l’Austria, venne catturato il fratello Fabio mentre era in compagnia della giovane amante Eva Edit Mikula; in seguito, vennero arrestati anche gli altri membri della banda: agente scelto Alberto Savi, agente scelto Luca Vallicelli, agente scelto Pietro Gugliotta e il vice sovrintendente Marino Occhipinti.
Due poliziotti della questura di Rimini, l’ispettore Luciano Baglioni e il sovrintendente Pietro Costanza, che avevano collaborato con l’appena disciolto pool di magistrati riminesi, chiesero alla procura che il lavoro del pool riminese non venisse perso ed avviarono delle indagini autonome, volte a scoprire i componenti della banda della Uno bianca[e, ottenuto il permesso dal procuratore di Rimini, cominciarono a dedicarsi praticamente a tempo pieno alle loro indagini, mettendo in atto appostamenti, ricerche, controlli agli istituti di credito rapinati e cercando di capire le modalità operative della banda, che venne sgominata.
I processi si conclusero il 6 marzo 1996, con la condanna all’ergastolo per i tre fratelli Roberto, Fabio e Alberto Savi e per Marino Occhipinti. Ventotto anni di carcere per Pietro Gugliotta, diminuiti poi a diciotto. Luca Vallicelli, componente minore della banda, patteggiò una pena di tre anni e otto mesi.
Venne inoltre stabilito che lo Stato italiano versasse ai parenti delle ventiquattro vittime la somma complessiva di 19 miliardi di lire.