di Federico Piazza
Il verde di Villa Godi Malinverni, gioiello palladiano sulla collina tra di Lugo di Vicenza e Fara Vicentino, è stato risistemato e riconsegnato alla fruizione dei visitatori dopo quasi due anni di lavori. L’investimento per sei ettari di parco e giardini, chilometri di viali, corsi e specchi d’acqua, edifici della cedraia e della limonaia e mura di cinta ha superato i due milioni di euro, in larga parte coperto da fondi pubblici del PNRR. L’apertura dopo il restauro è stata festeggiata sabato 12 aprile con la prima edizione della manifestazione “Prima-Very Flowers”, che ha permesso a un pubblico numeroso di ammirare le prime fioriture stagionali di quelli che, peculiarità di Villa Godi Malinverni, sono gli unici giardini disegnati da Andrea Palladio nella sua straordinaria carriera di architetto rinascimentale.
Christian Malinverni, proprietario della Villa e nipote del mecenate lombardo Remo Malinverni che l’acquistò nel 1962 dalla famiglia Valmarana e dedicò grande impegno e rilevanti capitali alla sua valorizzazione, si occupa della promozione e della gestione economica del complesso cinquecentesco da oltre vent’anni. La presentazione dei risultati del restauro delle aree esterne è così l’occasione per testimoniare come il turismo nelle dimore storiche venete sia cambiato nel corso dei decenni, con un netto miglioramento dell’offerta. Ma molto rimane da fare, soprattutto in termini di marketing territoriale di sistema. Almeno a livello infrastrutturale, comunque, la Superstrada Pedemontana Veneta sta aiutando ad aumentare i flussi di visitatori della Villa.
Partiamo dal restauro delle aree verdi. Cosa è stato fatto?
«Si tratta di un progetto in ambito valorizzazione di parchi e giardini storici cofinanziato per due milioni di euro dal PNRR – Next Generation EU (Missione 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”, Componente 3 “Turismo e Cultura 4.0”). Si è partiti con il censimento di 1300 piante secolari e di importanza del parco. Circa 200 sono state abbattute perché pericolanti o decedute o non coerenti con le caratteristiche del parco. Le nuove piantumazioni sono pari almeno al doppio delle unità eliminate. Molti esemplari sono stati poi ripuliti con attività di tree climbing, mentre i secolari alberi di limone sono stati risistemati in vasi di terracotta realizzati a mano da un artista locale. Rifatti tutti i giardini all’italiana, recuperando le ottanta statue e le fontane grazie al lavoro di artigiani locali. Piantati circa 5000 tulipani e risistemati 3,6 km di viali esterni. Il rifacimento completo dei torrenti di risorgiva nel parco e il recupero di due laghetti con funzione di bacini di raccolta per uso estivo sono stati effettuati secondo il principio che nessuna goccia d’acqua deve essere persa. Inoltre, abbiamo risistemato e in alcuni tratti rifatto le mura di cinta, mentre i vitigni e gli uliveti sono stati ripiantati nella zona esterna del vecchio roccolo. Infine, l’intervento di ristrutturazione dell’edificio della cedraia ha permesso di ricavare una sala di lettura».
Sono stati investiti anche fondi privati?
«Come famiglia proprietaria abbiamo aggiunto investimenti privati per alcune centinaia di migliaia di euro. Ma senza il PNRR, che ha messo a disposizione per le dimore storiche fondi pubblici di entità mai vista prima, un intervento di questo tipo non sarebbe stato sostenibile dai flussi di cassa dell’attività economica della Villa».
Esistono altre forme di supporto pubblico per investimenti di questo tipo?
«L’Istituto Regionale Ville Venete può dare alcuni contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, non cumulabili con altri. Ma non sarebbero sufficienti per interventi come quello appena concluso».
Come si sostiene economicamente Villa Godi Malinverni?
«La Villa è un’azienda con ristorante interno, visite a pagamento, attività didattiche, convegnistica, eventi pubblici e privati. Abbiamo venti dipendenti fissi più i collaboratori a chiamata. Da queste attività traiamo il ritorno economico necessario a sostenere l’ordinaria amministrazione, il nostro obiettivo è la gestione in pareggio. Ma per la gestione straordinaria serve altro».
Come sta andando il business dopo il Covid?
«L’apertura della Pedemontana ci sta aiutando moltissimo. Venezia e Verona, grandi destinazioni turistiche, sono ora praticamente a 45 minuti d’auto. Quindi, da quando possiamo dire che Villa Godi Malinverni dista solo cinque minuti dal casello autostradale di Breganze abbiamo più visitatori, mediamente metà italiani e metà stranieri. Inoltre, stanno migliorando anche i risultati di eventi privati, aziendali e convegnistica. Ma per l’area di Vicenza, e più in generale per le dimore storiche, servirebbe un investimento promozionale di sistema a livello regionale. Un maggior sforzo pubblico, perché come gestori privati facciamo fatica a “pescare” turisti a Verona e Venezia. In fondo, considerando che Venezia conta 65 milioni di presenze all’anno, come ville venete faremmo bingo se riuscissimo a intercettare anche solo l’1% di questi visitatori». Come è cambiato in Veneto il turismo in villa nel corso degli ultimi decenni? «Quando sono arrivato io a fine anni ‘90, Villa Godi Malinverni fu una delle prime ad aprire con una gestione professionale. Vicenza in quegli anni era in pieno miracolo economico del Nordest, quindi pochi vedevano nel turismo un’opportunità perché si investiva in attività industriali, artigianali e commerciali. Inoltre, essendo schiacciata tra Verona e Venezia, il turismo era poco valorizzato. Poi, nel corso degli anni la situazione è cambiata, anche perché purtroppo altri settori hanno subito un rallentamento e si è capito che Vicenza poteva trarre benefici importanti dal turismo. Molte ville storiche del territorio hanno fatto un salto di qualità notevole. Purtroppo però, continuiamo ad avere un ottimo prodotto mal pubblicizzato. Non tanto dai privati, quanto dal settore pubblico».
Cosa manca? «
Serve più coordinamento a livello statale e regionale. Il sistema pubblico investe poco in marketing turistico professionale. Tante chiacchere ma poi gli addetti in ambito pubblico sono più politici che professionisti del settore. Non si fa promozione turistica con qualche locandina».
Le ville della Riviera del Brenta hanno comunque un buon richiamo, anche grazie alla vicinanza a Venezia. «Certamente, ma il potenziale è molto superiore per l’intero sistema regionale. Basti pensare, per esempio, che il meno popolare dei castelli della Loira ha un numero di visitatori sette volte superiore a quello della villa veneta più visitata. Ma in Francia c’è un sistema pubblico di promozione e di convogliamento dei flussi turistici su più destinazioni che è rodato da decenni. Faccio un altro esempio, specifico per Vicenza. Quindici anni fa il Senato statunitense ha dichiarato Andrea Palladio “padre dell’architettura americana”. La Casa Bianca e altri edifici statunitensi furono infatti realizzati ispirandosi direttamente alle ville palladiane, tra cui Villa Godi, dopo che erano state visitate e studiate da un team di architetti americani inviati appositamente in Italia dal presidente Thomas Jefferson, lui stesso architetto. Ebbene, questa notizia in Italia non la sa nessuno, sui media nazionali italiani fu citata solo di striscio. Se Palladio fosse stato francese, invece, i francesi ne avrebbero fatto un battage promozionale a livello internazionale per almeno sei mesi».
Ma è solo responsabilità del settore pubblico?
«No, diciamo che servirebbero bastone e carota. Le istituzioni pubbliche dovrebbero finanziare e sostenere con il marketing strategico territoriale i gestori privati di dimore storiche, che in cambio dovrebbero tenere aperto tutti i giorni, avere strutture a norma e offrire servizi in maniera professionale».