Ha voluto lasciare un regalo alla comunità che ha amministrato, scrivendo un libro diverso da quello che i governatori sono soliti redigere. Nessun incensamento, nessuna autoproclamazione, nessun complimento al sindaco ‘rosa’ di Marano, che si accinge a concludere un mandato che l’ha impegnata come donna, come ‘madre, sorella e complice’ di tutti i maranesi che l’hanno voluta sulla poltrona di primo cittadino. Un paese al quale, senza dubbio, ha dato tutta se stessa.
‘Ho voluto rispettare la promessa – ha spiegato durante l’informale incontro con i giornalisti locali, che la ricorderanno sempre per l’umiltà, quel senso civico e rispettoso dei ruoli che le hanno consentito di lasciare il segno – è giusto passare il testimone perchè amministrare significa mettersi in gioco giorno dopo giorno. Le comunità, anche quelle piccole come Marano, sono in continua evoluzione e occorre costante ricambio. Ci vuole freschezza’.
Si emoziona Piera Moro quando parla dei suoi 5 anni e del suo gruppo di lavoro con cui ha vissuto momenti difficili quando c’è stato da prendere decisioni che lei ha saputo adottare con il suo piglio determinato e con cui ha raccolto soddisfazioni significative. Come quando Marano è salita sul podio come comune più virtuoso d’Italia ed ha ottenuto fama nazionale finendo sulle più prestigiose testate giornalistiche d’Italia. Un concorso in cui il paese di Piera Moro, che ha iniziato i suoi cittadini alla raccolta ‘spinta’ dei rifiuti, all’educazione civica, alle buone prassi quotidiane, investendo tanto, ha sbaragliato tutti.
Sindaco Moro, cosa le mancherà quando non sarà più primo cittadino di Marano?
Mi mancherà quella visione globale, che deve essere imprescindibile quando decidi di prenderti certe responsabilità come amministrare.
Com’è stato in questi 5 anni il suo rapporto con gli altri colleghi sindaci?Ha mai litigato con qualcuno di loro?
Litigato no, discusso si. Spesso ci siamo ritrovati su posizioni diverse, ma non per motivi di ideologia politica. Non ho mai consentito a quest’ultima di compromettere il progetto comune e in questo senso, devo ammettere di essermi confrontata con amministratori mai radicati su posizioni e preconcetti, ma con i quali siamo riusciti sempre a guardare oltre gli schieramenti, mettendo in cima il bene comune.
Colleghi motivati e mai improvvisati, ma non nascondo preoccupazione per il futuro. Spesso mi soffermo e mi chiedo dove stiamo andando…
Può spiegare meglio?
Parlo di quel concetto di democrazia partecipata a cui bisogna stare attenti, molto attenti. Una cosa è coinvolgere, ascoltare e stare in mezzo alla popolazione. Altro è tenere distanti i due ruoli. Oggi, specie a causa dei social network, non è più chiara la distanza tra istituzioni e cittadinanza. Ripeto, una cosa è la collaborazione, altro è l’interferenza nei ruoli.
Sindaco Moro, cosa vuol dire essere un amministratore donna e qual è il valore aggiunto?
La sensibilità, l’attenzione, l’accortezza che solo noi donne sappiamo mettere in certe scelte, dove l’appartenere al gentil sesso significa avere come un paio d’occhiali che vedono meglio dentro le cose. La sensibilità della donna un tempo era vista come discriminante per certi ruoli, oggi, per fortuna, si è capito che può dare quel valore in più.
Natalia Bandiera