Nel cuore delle Alpi, tra le valli del Nordest d’Italia, il lupo sta facendo il suo ritorno. Una specie un tempo estinta in questa parte d’Europa, dopo secoli di persecuzioni, si è ripresa il proprio spazio. Il libro Lupi a Nordest. Antiche paure, nuovi conflitti, scritto da Angelo Pangrazio e pubblicato da Cierre Edizioni, esplora questa straordinaria storia di ricolonizzazione, mettendo in luce non solo il fascino della natura che si riprende i suoi spazi, ma anche le difficoltà legate alla coesistenza tra il grande predatore e le attività umane.
La narrazione inizia con una triste constatazione: il lupo era scomparso dalla regione del Nordest per più di un secolo, l’ultimo esemplare immortalato nel 1929 nel Comelico superiore. Una lunga e dolorosa scomparsa dovuta a una caccia implacabile che ha segnato la storia della specie, a partire dal Medioevo. Tuttavia, la speranza è tornata nel 2012, quando una coppia di lupi – Slavc, di origine dinarica, e Giulietta, una lupa della specie italica – ha trovato il suo habitat nella Lessinia. Questa coppia è diventata il fondamento di una nuova popolazione che, diffondendosi nei boschi e nelle valli, ha ripopolato l’intera area.
Con il ritorno del lupo, il territorio ha visto una radicale trasformazione. Il grande predatore ha riconquistato il vertice della catena alimentare, stabilendo un equilibrio naturale tra le specie selvatiche. Dalle vette del Monte Baldo al Cansiglio, dall’Altopiano dei Sette Comuni a Tarvisio, fino alla Val di Non, il lupo è tornato a camminare sulle orme degli antichi foresteri. La sua presenza, purtroppo, non è priva di polemiche.
Come sottolinea Pangrazio nel suo libro, il lupo rappresenta una risorsa fondamentale per la biodiversità. La sua predazione degli ungulati selvatici aiuta a mantenere l’equilibrio ecologico, limitando il sovrappopolamento di certe specie e favorendo una gestione sostenibile degli ecosistemi. Ma, a fianco della bellezza di questo ritorno, emerge una realtà complessa e problematica. Ogni anno, numerosi allevatori si trovano a fronteggiare perdite significative tra il bestiame: centinaia di pecore e bovini in alpeggio vengono predati dai lupi, causando frustrazione e rabbia tra le comunità locali. Il conflitto tra conservazione e protezione del bestiame è il cuore del dilemma presentato nel libro.
Pangrazio non si limita a raccontare la bellezza del ritorno del lupo, ma indaga anche le difficoltà reali che derivano da questa nuova coesistenza. In molte malghe, gli allevatori si sentono abbandonati dallo Stato e dalla politica, accusando una gestione inefficace dei risarcimenti e delle misure di protezione per i loro animali. Il contrasto tra la tutela della biodiversità e la protezione del lavoro degli agricoltori è, infatti, uno degli argomenti più delicati trattati nel libro. Il lupo, simbolo di rinascita naturale, diventa anche il simbolo di una lotta tra tradizione e modernità, tra il rispetto per la fauna e le necessità degli uomini che vivono di terra e bestiame.
Il ritorno del lupo nel Nordest è un tema che va al di là del semplice dibattito ecologico. Esso tocca corde profonde legate alla cultura locale, alla memoria storica di un popolo e alle sfide contemporanee di conciliare sviluppo e natura. Pangrazio, con uno stile chiaro e coinvolgente, ci offre un punto di vista equilibrato, che prende in considerazione sia le ragioni dei conservazionisti che quelle degli allevatori, senza tralasciare l’importanza di trovare soluzioni pratiche per una coesistenza possibile.
Il libro è, dunque, una lettura fondamentale per chiunque sia interessato al delicato rapporto tra uomo e natura, tra il passato e il futuro di un territorio che cerca di accogliere un ritorno importante, ma non senza conflitti. Lupi a Nordest invita a riflettere sul nostro ruolo nel mondo naturale e su come possiamo, tutti insieme, costruire un futuro in cui le antiche paure possano finalmente cedere il passo alla speranza di una coesistenza pacifica.
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